c’era una volta il circo…

1 settembre 2010 di: Silvana Fernandez

Apriva il corteo un elefante, la proboscide al vento, gli occhi sacrificati da un triangolino luccicante gli rendevano incerto il passo e l’umore, ogni tanto barriva, dietro di lui alcune amazzoni a cavallo mimavano, solo con gesti, galoppi sfrenati. Chiudeva il tutto un personaggio sui trampoli vestito da generale: cento stellette sulla sua giacca generosamente cosparsa di medaglie, in mano un fucile, dalla cui canna, ogni tanto, uscivano fiori di cartapesta! No, no, vi rassicuro non voglio descrivere il corteo con cui Gheddafi si è mosso per Roma, malgrado le somiglianze, quello che racconto è solo il ricordo della sfilata con cui il circo Togni annunziava il suo arrivo nelle strade principali di Palermo quando io ero ragazzina e il traffico permetteva simili cose. Fra tutti i preferiti dai bambini erano i pagliacci dal naso rosso che promettevano, dai loro megafoni, un divertimento assolutamente gioioso che a me, però, per quel tanto di fatica che traspariva dai loro gesti sempre uguali e dai sorrisi stereotipati, davano un senso di vaga malinconia. Niente di paragonabile dunque con l’arrivo del libico dittatore che promette affari futuri e immediate risate. No, malinconie e sensazioni delicate non sono cose attribuibili a Gheddafi. Le amazzoni con tuta mimetica dai vari colori e tacchi a spillo, i cavalli berberi e la tenda verde, dotata anche di una Jacuzzi, sono fondali da operetta e sono sempre gli stessi, non varrebbe neanche la pena parlarne. Forse basterebbe unirsi alle risate che sarcastiche che infiorano tutti i giornali soprattutto quelli esteri.

Non servono pagliacci a una simile situazione, già di per sé una pagliacciata. Poi però ti rendi conto che qualche parola devi pur dirla, almeno per sottolineare come questa classe di potere continui ad avere, per capro espiatorio e vessillo, il disprezzo della donna. Non importa se la maschera del potente è quella di un uomo dai capelli trapiantati e spazzolati con lucido da scarpe o quella di un truce guerriero arabo che ricorda solo il lavoro dell’imbalsamatore, l’importante è fare sapere a tutti che, tramite agenzia e compenso di 80 euro, si sia di nuovo approfittato della povertà di mente o di fatto di alcune ragazze riunendole tutte insieme, quasi fossero un gregge di pecore, per illuminarle sulla bellezza di essere musulmane e proporre una conversione di massa. Ma come mai non si sono scandalizzati il Papa o Bagnasco che sono sempre pronti, dall’alba al tramonto, a scandalizzarsi per l’aborto ed i gay anche quando il discorso verte su altro? Dove sono Calderoli e Bossi che non sopportano neanche la vista di un musulmano che prega e pretendono per questo truppe speciali? Sì, qualche parolina di biasimo si è detta ma poi la speranza di nuovi commerci e intrallazzi attira tutti e, insomma, se Berlusconi ha creato una società di letterine, veline, velone perché mai dobbiamo vietare a Gheddafi che dice di portare con sé incenso, oro e mirra di creare le sue Gheddafine?

1 commento su questo articolo:

  1. paolo.R scrive:

    ironia, sarcasmo il solito stile molto appropriato,bene tutti quelli che scrivete avete contenuti stili, diversi un giornale dai mille colori: il sesso forte siete voi donne

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