il pidocchio e la tosse

15 settembre 2010 di: Marco Pomar

A Palermo diciamo che anche i pidocchi hanno la tosse. Per dire come soggetti di scarsa rilevanza abbiano un’elevata e immotivata considerazione di sé.

In politica siamo di fronte a veri e propri attacchi di broncopolmonite da parte di microorganismi monocellulari. È così da tempo, ma adesso sembra una tendenza in rialzo. È la sindrome dell’ago della bilancia. Quando per governare anche pseudo partitini con percentuali da albumina diventano decisivi, ecco che personaggi squallidi si vendono al migliore offerente, che in Italia è poi sempre lo stesso.

Questi statisti dei miei cabbasisi, come li definirebbe il commissario Montalbano, sono pronti a barattare il loro credo politico per qualche promessa di poltrona. Sono molto più spregevoli di coloro i quali vendono il proprio voto per disperazione, per un accordo di un lavoro che non hanno, credendo al candidato di turno solo nella speranza di un baratto diffuso.

Con una parvenza di dignità in principio fu Craxi, indispensabile per la formazione dei governi democristiani, di recente Mastella e la sua piccola corte di famigli, adesso tale Nucara, erede di Ugo La Malfa che non fa che rivoltarsi nella tomba. Meno hai e più diventi decisivo, magari fosse così anche nella vita.

Sarebbe bello andare in banca ed essere vezzeggiato dal direttore grazie al tuo conto in banca in arancione, essere richiesto dai due supermercati della zona, che gareggiano per chi ti fa pagare meno la tua spesa da venti euro settimanali, per non dire del concessionario d’auto, il quale non vede l’ora di dilazionarti le rate per l’acquisto di una macchina nuova senza interessi in trent’anni comodi.

Ancora una volta la vita vera differisce dalla politica, purtroppo, stavolta.

(il Borotalco contro i pidocchi, funziona)

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