ancora pena di morte

1 ottobre 2010 di: Marcella Geraci

Dalla prigione iraniana di Tabriz al carcere americano della Contea di Greensville, l’Iran di Mahmoud Ahmadinejad e gli Usa di Barack Obama stretti dalla morsa della pena capitale. Lo leggiamo attraverso i volti di due donne quasi coetanee, l’una già uccisa dall’iniezione letale e l’altra che ancora lotta, sostenuta dall’Occidente.

Sakineh Mohammadi Ashtiani è segregata in carcere, ma continua a guardarci dritto negli occhi dalla fotografia moltiplicata su facebook e apparsa sugli schermi televisivi. I quotidiani d’Europa hanno acceso il motore degli appelli e raccolto firme anche illustri, come quella del sociologo Edgar Morin o della cantante Jane Birkin.

La Repubblica (Italia), Le Monde e Le Nouvel Observateur (Francia), Le Soir (Belgio), El Paìs (Spagna) e Tageblatt (Lussemburgo) hanno chiesto con forza al governo iraniano di fare un passo indietro nell’esecuzione della pena. Ora Sakineh non rischia la lapidazione, ma il patibolo. E intanto l’Occidente continua a sperare in una sospensione della condanna, e l’opinione pubblica a mobilitarsi.

Teresa Lewis, la disabile mentale accusata di avere fatto assassinare marito e figliastro, è morta da pochi giorni, ma i fatti di Greensville, dopo l’esecuzione dell’undicesima donna uccisa dal 1976, continuano a stimolare riflessioni. E interrogativi sul perché i mass media europei non si siano mobilitati con eguale forza, e sul perché la Farnesina e le altre isituzioni europee non abbiano espresso una condanna altrettanto dura anche nei confronti degli Usa.

Entrambe le vicende fanno pensare alla differenza tra un paese civile ed uno progredito. Bastano le nuove tecnologie, i grattacieli, l’energia nucleare, un esercito forte e un alto livello di consumi per rendere un paese civile? La morte procurata attraverso iniezione letale sarà anche meno dolorosa della lapidazione, ma non per questo meno drammatica, visto che si tratta di una barbarie esercitata da una realtà per molti versi all’avanguardia. E diventa anche una pratica grottesca, dal momento in cui nell’insediamento delle prime colonie Usa i detenuti inglesi hanno avuto una parte non irrilevante.

(impiccagione, incisione XV sec.)

3 commenti su questo articolo:

  1. silvia scrive:

    Sì Marcella, su questo argomento mezzocielo dovrebbe essere martellante, certe cose sembra ignorarle! Non basta la solidarietà, è la pena di morte che si deve abolire, sia diretta al colpevole, sia all’innocente, all’orientale o all’occidentale noi non dobbiamo uccidere.

    • Rosanna Pirajno scrive:

      cara Silvia, hai ragione che dovremmo essere più martellanti sulla pena di morte, ma sono tante le cose da raddrizzare in questo mondo e nel nostro paese, che le nostre forze non bastano per tutto, ma accettiamo collaborazioni, se vuoi scrivere su questo argomento valuteremo come te la cavi!!!

  2. silvia scrive:

    Grazie Rosanna, ma io tranne due o tre righe non so scrivere altro, saper scrivere è un talento che non credo di possedere

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