che giustizia sia fatta

20 ottobre 2010 di: Daria D’Angelo

A Milano un tassista viene malmenato e ridotto in fin di vita per avere accidentalmente investito un cane. Telecamere puntate sugli abitanti del rione e sul sindaco. Dibattiti sull’opportunità di difendere meglio la categoria dei tassisti.

Ad Avetrana, telecamere puntate sul delitto di Sarah Scazzi, l’orrore di una famiglia di parenti capaci di un delitto efferato. La televisione non molla, i giornalisti restano in prima fila nel loro assedio mediatico alla casa degli imputati, gli assassini vengono intervistati e diventano protagonisti. La televisione ha contribuito ad approfondire le ricerche?

Certo, l’opinione pubblica non ha dato tregua all’avvenimento, lo scandalo ha incuriosito e inorridito, la solidarietà e la pietà umana per la madre della piccola vittima, sono state un segno tangibile di vicinanza di tutta l’Italia … in questo momento. Ma poi ? Cosa succederà dopo ? Vigileremo allo stesso modo, riflettori sempre puntati, per assicurarci che sia fatta giustizia?

O abbandoneremo vittime e assassini al loro destino come spesso succede in un’Italia in cui il sistema giuridico nazionale fa acqua da tutte le parti, gli assassini e i teppisti dopo troppo poco tempo sono fuori dal carcere, gli omicidi si avvalgono della perizia psichiatrica e della buona condotta e vengono messi agli arresti domiciliari o, nella peggiore delle ipotesi, dopo qualche anno tornano in libertà. Chi paga le conseguenze è sempre il cittadino malmenato, ucciso o derubato che nella maggior parte dei casi non ha la giustizia che merita.

Come in un film, le telecamere si spengono sempre dopo la frase di ogni vittima: «Spero che sia fatta giustizia». «Spero che chi ha sbagliato paghi». Ma quante volte, è così?

E quanto vale, alla fine, una vita umana? Ci sono Stati in cui buttano le chiavi, senza arrivare agli estremi della pena di morte, condannano ad ergastoli “veri”; qui stiamo a discutere su motivazioni, perizie psichiatriche, domiciliari, buona condotta, rito abbreviato…

Chi ci deve tutelare, mentre lo Stato si fa leggi per tutelarsi ad personam, il Lodo Alfano retroattivo, l’indulto per liberare le carceri dal sovraffollamento, l’immunità per i parlamentari collusi? Una sensazione inizia a farsi largo dentro di noi: nessuno è al sicuro in questo caos di impulsi violenti seguiti da pentimenti, sembra che nessuno abbia più niente da perdere… neanche la libertà.

(Rocco e i suoi fratelli, regia di Luchino Visconti)

3 commenti su questo articolo:

  1. giovanna scrive:

    l’articolo tocca un punto dolente, tutte voi toccate punti dolenti, siccome non si può fare tutto e per tutti resta un vuoto dentro, forse solo riuscirne a parlare insieme può servire

  2. silvia scrive:

    la televisione, i giornali dovrebbero controllare che giustizia sia fatta piuttosto che concentrarsi sui partcolari oridi e non utile ai fatti

  3. simonetta scrive:

    dice la D’Angelo
    “Chi ci deve tutelare, mentre lo Stato si fa leggi per tutelarsi ad personam?” qua sta il succo delle varie vicende noi pensiamo ai delitti e ci stordiamo di violenze mentre l’abbandono delle istituzioni è totale

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