folkloristica Liga

2 ottobre 2010 di: Daria D’Angelo

La Gelmini scrive una lettera, senza troppa convinzione, contro i simboli leghisti, il presidente Napolitano, con convinzione ed angoscia, dice la sua contro qualunque simbolo nelle scuole italiane, tutto è inutile. Chissà e se saranno mai rimossi quei soli lombardi, forse non si è capito di che pasta sono fatti i leghisti. Eppure loro non si nascondono anzi, con arroganza, ci mandano vari messaggi fra cui l’indegno Spqr. Basta tornare con la mente al fatto dell’inno nazionale! Divorzio leghista dall’Inno d’Italia, forse definitivo, così almeno sancisce il segretario nazionale della “Liga Veneta” Gian Paolo Gobbo, sindaco di Treviso e braccio destro di Umberto Bossi, per il quale «da adesso in poi le cerimonie si faranno senza inni».

«Insegnate l’inno di Mameli agli alunni delle nostre scuole» – Risponde il primo cittadino di Livreri, nel Napoletano, Raffaele Coppola.

All’apertura del nuovo anno scolastico il sindaco ha firmato un’ordinanza disponendo «l’insegnamento e l’analisi del testo dell’inno allo scopo di ricostruire le nostre profonde radici e di colmare quelle lacune nella conoscenza della nostra storia che non permettono di apprezzare quello che Goffredo Mameli definì “Il canto degli Italiani”».

Il provvedimento contiene anche una raccomandazione: tutte le manifestazioni pubbliche dovranno essere precedute dall’esecuzione dell’inno nazionale.

«Siamo fratelli d’Italia e non di partito» commenta il primo cittadino Raffaele Coppola.

E ancora: «Il sindaco di Adro, Oscar Lancini, ha decretato che i bambini che frequentano la scuola elementare non potranno più usufruire di menu alternativo alla carne di maiale se non con ‘motivata prescrizione medica’». Sull’eco dello scontro politico sui simboli del “sole che ride”, un’altra discriminazione a danno degli alunni di religione islamica.

Verde, ossessivamente verde. Simboli leghisti, tanti e ovunque.

Eppure, per l’inaugurazione di questa stessa scuola “pubblica” italiana, marchiata dalla simbologia di un partito, c’è stata una grande festa. La banda, il parroco, perfino il ministro Gelmini, il giorno seguente ha definito solo folklore la decisione del primo cittadino.

Il luogo deputato alla crescita civile, oltre che culturale, trasformato in una grande casa della Lega, e noi definiamo tutto questo Folklore.

Troppo grave! Qualcuno dirà alla signora Gelmini che un ministro dell’Istruzione (una volta pubblica) non può trasmettere il suo «vivo apprezzamento personale» per quella scuola marchiata, ma definita «modello di riferimento»? anche se ha poi ritirato la mano definendo “folkloristico” il primo cittadino bresciano e scrivendo quella blanda lettera.

Da almeno vent’anni tutte le mattane leghiste vengono definite: folkloristiche, mentre non ci accorgiamo che questa gente sogna da vent’anni la secessione e nessuno ha mai fatto niente per fermarli

Altro che folklore!

In Italia stiamo perdendo la memoria della nostra storia, ma non l’indifferenza.

(perle verdi )

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