no logo? macché: arrivano anche a scuola

12 ottobre 2010 di: Rossella Caleca

Siamo decisamente su un altro pianeta. Anzi, viviamo in un’altra epoca. Noi che discutiamo sulla presenza nelle scuole di simboli religiosi o di appartenenza etnica o politica, che ci scontriamo su crocefissi o veli islamici, che ci indigniamo per i settecento esemplari di “sole delle Alpi” disseminati ad Adro; noi che dibattiamo su bazzecole come laicità dello Stato e società multiculturale, condividiamo un mondo di idee e principi etici oggi superato da una nuova realtà. Penso a questo, leggendo che una Provincia pugliese, per sopperire alle carenze negli Istituti scolastici del territorio, intende dare ad aziende private la possibilità di fornire alle scuole arredi e attrezzature in cambio dell’apposizione, sulle stesse suppellettili, dei propri marchi. Se l’iniziativa, come sembra, avrà successo, banchi, sedie, lavagne, e perché no grembiuli o divise recheranno, in bella evidenza, loghi e griffe. Altro che simboli religiosi. Del resto, qualcosa dovevano pure inventarsi (dicono gli stessi promotori) per far fronte alla mancanza di risorse. Come qualcosa si inventano, ogni giorno, tanti genitori, insegnanti, presidi, per continuare a far funzionare scuole da anni in condizioni indecenti, nella luminosa assenza dello Stato: al suo posto, dopo il Volontariato, arriva il Mercato, naturale epilogo dei tagli alla spesa pubblica, mentre le proteste disperate di docenti e studenti vengono liquidate come «ripetizioni di vecchi slogan». Per sommergere un intero sistema educativo ci vuole tempo, ma il processo di erosione è a buon punto.

Penso ai bambini costretti ad inaugurare l’anno scolastico seduti per terra.

Resistete, uno sponsor prima o poi arriverà.

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