un po’ di buon gusto

28 ottobre 2010 di: Marcella Geraci

Anche quest’anno è sceso il sipario sul Salone del Gusto di Torino, ma gli scenari dell’enogastronomia internazionale e gli interrogativi che ruotano attorno ai temi del cibo restano tutti aperti.

Durante la cinque giorni, allestita al Lingotto e giunta ormai alla sua ottava edizione, il territorio siciliano si è bagnato con gli oli extravergini d’oliva, di altissima qualità, prodotti dagli imprenditori isolani selezionati da Slow Food. I colori accesi della frutta candita e la ricotta straripante dai cannoli, sono stati il contrasto più forte all’immagine in bianco e nero di una Sicilia troppo spesso legata solo alla questione meridionale, e ai conflitti economici e sociali del nostro tempo.

Stessa cosa per i paesi dell’Africa, quasi sempre visti attraverso l’unica lente della fame e dei problemi legati al cibo che manca. Al Salone, però, il Madagascar profumava della vaniglia di Mananara, introdotta dai coloni francesi nel 1840 e coltivata nelle foreste pluviali del Nord. L’Etiopia emanava l’aroma del caffè selvatico della foresta di Harenna dove, da millenni, ogni famiglia tosta le sue ciliegie e le pesta nel mortai, per offrire il caffè agli ospiti in un rito solenne di amicizia e rispetto.

Il Kenya era inzuppato nello yogurt dei Pokot, con latte di vacca o di capra mescolato alla cenere di un albero autoctono, il cromwo. E in Afghanistan, per una volta, lo zafferano ha vinto sull’oppio. Centinaia di prodotti tipici hanno gridato in silenzio la storia millenaria dei loro paesi d’origine, ricchi di saperi e tradizioni, di donne e uomini che lavorano, giorno dopo giorno, con fatica e con orgoglio. Persone che resistono, nel silenzio delle loro attività quotidiane, alle guerre sanguinose, alle violenze e alla spoliazione delle risorse da parte dell’Occidente.

Forse una pecca il movimento Slow Food ce l’ha, ed è quella di non riuscire a diventare di massa, rimanendo confinato agli strati sociali medio alti e privilegiando spesso il buono e il pulito anziché il giusto. Il Salone si è però riconfermato una vetrina internazionale del gusto, una carta geografica e storica del mondo scritta con l’olio e col burro.

(salone del gusto, esposizione fromages baladin)

2 commenti su questo articolo:

  1. Franca scrive:

    Ho avuto una informazione a tutto campo, grazie.

    • Marcella Geraci scrive:

      Grazie a te. I commenti agli articoli ci servono proprio per capire se diamo le notizie in modo appropriato o meno. Il Salone del Gusto è veramente uno spazio immenso ed è difficile sintetizzarlo in poche righe. Spero tanto di averlo fatto.

      Marcella Geraci

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