Roma, le pellicole e le donne

11 novembre 2010 di: Elena Ciofalo

Quello appena concluso a Roma è stato un festival del film declinato al femminile. E non l’ho notato solo per la direzione di Piera Detassis, o per la splendida rossa Julian Moore che ha ricevuto il Marc’Aurelio alla carriera, o per la passerella sul red carpet di Eva Mendez e Keira Nightley, sensuali e antitetiche protagoniste di “Last night”, o per la madrina Valeria Solarino, o per Catherine Deneuve, Fanny Ardant, Valeria Golino e tutte le numerose protagoniste del centinaio abbondante di pellicole presenti.

Quella che più mi ha colpita, caricandomi di speranza, è stata la presenza, nelle pellicole che hanno invaso le sale dell’Auditorium Parco della musica, di donne protagoniste in paesi lontani.

Grazie a “Bhutto” di Johnny O’Hara e Duane Baughman è stato evidenziato l’impegno e la determinazione di Benazir Bhutto per risollevare il suo dolente Pakistan, nonostante le minacce e il tragico assassinio; in “Gangor”, pellicola in concorso di Italo Spinelli, è stata espressa la sofferenza e la solitudine delle donne ancora violate nel proprio paese attraverso la storia di Gangor, donna che a causa di una foto scandalosa per i canoni dell’India rurale precipita in un abisso di stupri e prostituzione, ma che poi intenterà una causa che solleverà l’attivismo delle donne indiane.

Alla visione di queste pellicole, gran parte dirette da uomini, cariche della voglia di raccontare la grandezza, la determinazione e il dolore delle donne, mi chiedo se questo non sia che un inizio rispetto alla diffusione di un riconoscimento alla forza di donne che per “arcaiche” tradizioni dei loro paesi ancora vivono nell’oscurità.

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