un tranquillo natale di speranze

24 dicembre 2010 di: Silvana Fernandez

Non ho mai amato il Natale e in generale le feste “comandate”, giorni che impongono la gioia anche se il cuore è a pezzi. Fin da piccola il Natale mi faceva entrare in una condizione strana: attendevo regali e festosità ma nel mio animo si scatenavano attacchi di nostalgia e di rimpianti immaginari. Crescendo, il mio stato d’animo è stato supportato da vere nostalgie, da veri rimpianti ed è dunque peggiorato. In questi ultimi anni, prima della crisi economica, fra lo sfrenato shopping, fra il tripudiare di luminarie per le vie, piatti tradizionali nelle case e babbi natale a ogni angolo di strada, ho rischiato di sentirmi una marziana ma ho capito che spesso il Natale a molti non porta allegria ma un senso di panico per questa invasione obbligatoria di gioia. Non mi sono sentita più unica, ho cercato invece di trovare quello che di bello può offrirmi questa ricorrenza mondiale. Prima di tutto il nostro clima che in quel giorno diventa perfetto: infatti se c’è freddo ed una spolveratina di neve sui monti tutti dicono «E’ il tempo giusto per il Natale».

Se invece lo scirocco si insinua dal sud la parola d’ordine è «Siamo fortunati, anche a Natale fa caldo». Un’altra cosa che ho iniziato ad apprezzare è l’arrivo di chi sta lontano e ritorna mosso soltanto dalla voglia di radici e famiglia, che questo giorno ridesta in ognuno. Ho cominciato a vivere questo periodo senza pretese di euforia ma con tranquillità, accettando il mio spaesamento come se anch’io venissi da lontano. Ho scoperto poi che c’è un momento in cui il giorno di Natale finisce col piacermi davvero ed è quando, concluso il gran pranzo, con i resti di cibo sul tavolo, i regali scartati nelle mani, vi è quel senso di sollievo perché tutto è terminato mentre in ognuno di noi, rimane l’esile, appena accennata, certezza che i buoni auspici che abbiamo fatto e ricevuto si avvereranno, e che ogni giorno avrà per noi una quieta speranza.

6 commenti su questo articolo:

  1. giulia scrive:

    tanti, tanti, vediamo il Natale senza euforia, aver compagni al duolo… fa bene auguri

  2. giulia.p scrive:

    si il Natale fa spesso uno strano effetto, hai centrato, aver compagni al duolo…ti fa sentire meglio

  3. Desaparecida scrive:

    il natale e la sua ridondante retorica, le tavole imbandite intorno ai patriarchi, l’eccesso di cibo e di luci, i barboni alla stazione centrale ai quali abbiamo distribuito un panino, le strade stranamente vuote perché ancora si mangia. Quale insulto alla povertà!… cosa è mai questa festa in mezzo ai lutti, alle rovine, alle guerre, ai senza lavoro, alle persone senza casa, ai terremotati, a chi vive l’attesa di qualcosa che non arriverà…questo è natale?. La vergogna che ricopre la ricchezza, gli altari che rovinano in faccia a chi non ha niente, neanche un affetto da cui ricevere una semplice carezza, …c’è solo la carità di chi offre qualcosa che è avanzato nel guardaroba o altro che avanzerà dalle tavole infiorate. natale è la festa dei bambini. lasciamoli gioire. lasciamo a loro l’innocenza della gioia incolpevole perché ancora non ha giocato ruoli nel mondo scandaloso delle disuguaglianze.

  4. Paolo.R scrive:

    coraggio desparesida, le feste stanno per finire

  5. anna trapani scrive:

    A me il Natale piace. Mi è sempre piaciuto. E mi piace anche il presepe. Eh, sì, sono una romanticona……

  6. anna trapani scrive:

    A me il Natale piace. Mi è sempre piaciuto. E mi piace anche il presepe. Eh, sì, sono una romanticona…..

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