ne parliamo dopo

8 gennaio 2011 di: Daria D’Angelo

Dalle polemiche fra istituzioni al «Natale nella monnezza» di Napoli: un’esplosione di comportamenti irresponsabili e irrazionali. Il confronto però tarda, e non perché non vengano continuamente divulgate notizie e informazioni o propinati dibattiti, ma dietro l’apparente necessità impellente di trovare soluzioni, serpeggia il rifiuto di un vero e costruttivo tentativo civile di arginare i problemi a breve. Rimandare a «più tardi», caratteristica della cultura meridionale (ampiamente criticata, peraltro, dagli efficienti settentrionali), sembra essersi estesa. Il tempo modifica i termini del problema ma, soprattutto, apre un grande dimenticatoio nel quale confluiscono comodamente le impellenze. Una condotta che comincia in quegli ambiti familiari in cui poco ci si interessa dell’educazione dei figli, proteggendoli dagli insegnanti rigorosi, un po’ scomodi a volte per il quieto vivere, favorendone l’esodo verso scuole facili, fino all’università dove i molti istituti che elargiscono lauree facili assicurano il superamento degli esami e il conseguimento di una laurea.

Poi, l’esempio di una continua fuga dalla realtà, la ricerca di case per vacanze, di viaggi esotici, di feste matrimoniali, tutto pagato a rate, tanto «poi si vede». Il gioco sporco di interessi nati attorno a grandi cataclismi come il terremoto dell’Aquila, o a scandalose emergenze come quella dei rifiuti in Campania è un susseguirsi di promesse, nulla di fatto e nessun colpevole mentre prosegue il lucroso lavoro delle cricche aquilane o camorriste, ben protette da poteri che si fingono stupiti, ma… «continuiamo a parlarne». Il politico promette e non mantiene, il chirurgo trascura il paziente per litigare con il collega, i commissari presiedono concorsi palesemente irregolari, i giornalisti continuano a non accertarsi della veridicità di una notizia e la riportano. Il presidente di un ente – di raccolta spazzatura o di ricerca – assume, come sempre, amici o parenti per chiamata diretta, gli organi preposti alla tutela del patrimonio artistico stanno, come le stelle, fermi a guardarlo mentre va in rovina, e i dirigenti dei servizi pubblici e della Protezione civile lasciano i cittadini una notte intera in autostrada, bloccati dalla neve ampiamente prevista. Davanti a questo scenario, molti cittadini resistono dall’unirsi al coro del «ci penseremo dopo».

La teoria del contingente potrà rappresentare un modo per adeguarsi ma non ci permetterà di andare verso la meta più importante che è il bene comune, quello si allontanerà sempre più, quando ne parliamo?

(una veduta di Napoli, schizzo acquarellato di uno studente di Architettura)

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