in Libia ripetute violazioni dei diritti umani

27 febbraio 2011 di: Giusi Catalfamo

Massacro, genocidio, bagno di sangue, carneficina, non ci sono abbastanza parole per definire quello che sta succedendo in Libia. Le notizie arrivano frammentarie e drammaticamente clandestine. La censura domina sovrana; qualche notizia arriva dalle emittenti Al Arabija e Al Jazeera, o da fugaci riprese col telefonino. Intanto è già storia la liberazione della Cirenaica, stigmatizzata dalle riprese inneggianti alla vittoria di Bengasi e Tobruk e di tutta la parte orientale in mano agli insorti. Per il resto si vedono morti, tanti morti e devastazioni, mentre il regime di Gheddafi trasmette immagini di plauso al raìs, apparso in un discorso farneticante, dove parla di resistenza fino alla morte o, ancora, di improbabili insorti drogati e foraggiati da Al Quaeda e del pericolo Bin Laden. Un leit motiv ripetuto anche dal nostro governo, Frattini e Maroni in prima linea, e di esodi biblici, addirittura più di un milione di profughi. Certo il mare è immenso, ma non esageriamo!

Mentre da più parti, a partire dal presidente Obama, si continua a ripetere che non ci sono pericoli di derive islamiche e che quella libica è una rivoluzione che come altre del Nord Africa, vuole l’affermazione dei diritti e della democrazia. Allo stato attuale, sembra che Unione Europea e Usa siano concordi nella condanna di un dittatore che ha violato ripetutamente i diritti umani e si parla anche di sanzioni e di deferimento al Tribunale Internazionale dell’Aia per crimini contro l’umanità: si parla anche di intervento della Nato, e spero tanto che non si ripeta quanto già successo nella ex Jugoslavia o in Iraq, e che non si voglia esportare la democrazia a suon di bombe. In tutto questo, continuiamo a registrare la eccessiva cautela e benevolenza del nostro premier, più preoccupato dagli eventuali esodi di massa che di fermare il bagno di sangue. Del resto, credo proprio che il nostro primo ministro sia troppo preso dai suoi affari interni, nel senso dei processi che lo aspettano, che della sorte del popolo libico, che intanto continua ad avanzare ben deciso ad espugnare la roccaforte Tripoli, assediando Gheddafi e il suo manipolo di pretoriani e mercenari, asserragliati nella tenda-bunker. Nelle previsioni generali da più parti si dice che il suo è un governo in agonia destinato, prima o poi, a cadere. Ma quale sarà il dopo Gheddafi? E’ questa la preoccupazione principale del nostro Governo, che si vada a derive terroristiche, preoccupazione non supportata da reali pericoli di emirati islamici.

Quello che personalmente auspico è un intervento delle Nazioni Unite, che si comminino sanzioni, e che si annullino tutte le regalìe che l’Occidente ha offerto e donato al raìs, ignorando o volendo ignorare che si trattava di un dittatore che nessuna realpolitik poteva e doveva assolvere. Nessuna contrattazione con chi si è macchiato di crimini contro l’umanità, e che si corra ai ripari in fretta, prima che sia troppo tardi!

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