la Berlinale vira al femminile

24 febbraio 2011 di: Rita Calabrese

Secondo pronostico, l’Orso d’oro è stato assegnato alla turbolenta storia familiare nell’Iran di oggi Nader e Simin. Una separazione del regista Asgar Farhadi ed alle sue due attrici protagoniste. Un premio previsto come solidarietà verso gli oppressi e i dissidenti del regime di Achmadinejad fin dall’inizio, allorché il regista Jahfar Panami non ha ricevuto il permesso di recarsi a Berlino, quale membro della giuria, presieduta da una sfavillante Isabella Rossellini, presente come attrice insieme a William Hurt – splendidi sessantenni in amore – in Late Bloomers. Impossibile parlare di quello che i tedeschi orgogliosamente ormai definiscono il più grande Filmfestival del mondo, se non in termini iperbolici: basti citare i più di 400 film provenienti da 30 paesi, l’avveniristico Filmfestpalast a Potsdamer Platz, sorto sulla terra di nessuno tra le due Berlino, che ha sostituito il glorioso Zoopalast, le code estenuanti per acquisire i biglietti, il pubblico accorso da tutto il mondo, le corse da un cinema all’altro su cui sono state distribuite le proiezioni, il glamour delle megaproduzioni promosse dai divi sull’inevitabile tappeto rosso, Il Grinta, Il discorso del re, Unknown, Margin Call, il truculento Coriolano.

Buon successo degli italiani fuori concorso Gianni e le donne e Qualunquemente, mentre i giornali parlavano a caratteri cubitali dell’indegnità di Berlusconi e della manifestazione delle donne. Da segnalare la lucida riflessione su un’intera generazione e tutta una società di Chi, se non noi sulla terrorista Gudrun Ensslin, prima del suo ingresso nel gruppo Baader-Meinhof, e Il canto in me, su un’atleta tedesca che scopre di essere figlia di desaparecidos argentini. La Germania continua con coraggio a riflettere sulle sue responsabilità storiche e sul suo passato più tragico ma anche a guardare con ironia il presente multiculturale con Almanya. Benvenuti in Germania della turco-tedesca Yasemin Samdereli, che per la bellezza dei protagonisti da giovani e la rappresentazione nostalgica del paesaggio ricorda curiosamente Baaria di Tornatore.

L’Argentina della dittatura nella prospettiva di una bambina compare anche nello spagnolo Il premio. Da ricordare Pina, omaggio alla grande Bausch di Wim Wenders, gli israeliani Il rossetto, lucida analisi psicologica su due donne palestinesi ferite dalla storia, e la storia familiare al di fuori di stereotipi e trionfalismi di La regina non ha più la corona, nonché la deliziosa animazione di silhouette del francese Racconti della notte, che riprende le opere dell’antesignana Lotte Reininger (1899-1981). Una protagonista femminile al di fuori della Berlinale ha anche il colossal, dalla splendida fotografia, Poll, che rappresenta una storia d’iniziazione alla vita adulta nel mondo baltico conteso tra Russi e Tedeschi alla vigilia della prima guerra mondiale.

2 commenti su questo articolo:

  1. anna trapani scrive:

    Cara Rita,
    e così ti sei fatta una bella scorpacciata di film a Berlino! Beata te! Io però ho una curiosità. Perchè non ci racconti della Berlino alternativa, dei locali dove si sperimentano nuove forme di spettacolo, teatrali, musicali ecc? La Berlino che fa tendenza nella cultura, insomma.

    • Rita Calabrese scrive:

      Cara Anna
      come immaginerai accanto agli eventi più o meno ufficiali, la città è al momento il più vitale laboratorio culturale d’Europa, ed è impossibile materialmente seguire tutto, ma farò qualche altra cronaca
      Rita

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