l’odissea dei profughi non ci lasci indifferenti

21 febbraio 2011 di: Daria D’Angelo

Mentre ancora continua l’ondata massiccia di sbarchi, mentre ancora flotte di barconi carichi di immigrati raggiungono Lampedusa dal Nord Africa, e un consiglio dei ministri straordinario ha decretato lo stato di emergenza umanitaria, attivando il dipartimento di protezione civile, più lontano, nel deserto del Sinai, continua l’odissea dei profughi in mano ai beduini da oltre due mesi.

A nulla è servito fin’ora l’intervento delle organizzazioni che hanno cercato di attirare l’attenzione della Comunità Internazionale su questa tragedia. Più di due mesi passati nel silenzio e nell’inerzia.

Inizialmente si parlava di 80 eritrei che provenivano dalla Libia, poi sono arrivate notizie di altri 170 ostaggi, per un totale di 250 profughi sequestrati. Non si sa che fine abbiano fatto 100 di essi, presumibilmente trasferiti o venduti a un altro gruppo di trafficanti. Tra il 28 novembre e il 12 dicembre 2010, otto persone sono state uccise e altre quatttro sono state sottoposte a un intervento chirurgico per l’espianto di un rene come forma di pagamento del riscatto. A ciò si aggiunge che, nei confronti degli ostaggi, viene esercitata una violenza quotidiana, anche sessuale. Sono incatenati, affamati e tenuti in condizioni disumane. Gli unici che sono riusciti a venir fuori da questo incubo sono quelli che hanno avuto la possibilità di pagare il riscatto grazie all’aiuto dei loro familiari e amici.

La Comunità Internazionale non può assolutamente ritenersi estranea a questa vicenda. Non può essere taciuto, infatti, che questa drammatica situazione è una delle conseguenze della politica europea di chiusura delle frontiere che sempre più, attraverso la costruzione di muri fisici o legali e amministrativi, allontana le persone che cercano protezione dal nostro continente.

A fronte di questa gravissima violazione dei diritti umani sarebbe il caso che il Vaticano, tutti i sostenitori e le organizzazioni per i diritti umani denunciassero e intervenissero. Una manifestazione pacifica si è svolta a Roma il 2 febbraio, una fiaccolata sulla scalinata del Campidoglio per chiedere alle istituzioni dell’Unione europea, alle Nazioni Unite e ai governi democratici di interrompere il “silenzio assordante” riguardo a questi profughi africani nelle mani dei rapitori del nord del Sinai, e ai profughi africani che si trovano in Israele in attesa di essere rimpatriati verso i paesi da cui sono fuggiti per evitare il carcere, la tortura e, spesso, la morte.

Il silenzio del mondo avvolge questa tragedia che si sta consumando nel Sinai. A nessuno sembra importare nulla della sorte di questa gioventù del Corno d’Africa. I media non se ne stanno occupando, la politica li ignora (quella italiana ritiene più interessante il gossip Ruby). Silenzio da parte dei governi della regione (Egitto, Israele e territori palestinesi), e dall’Europa. Unico, flebile segnale la manifestazione al Campidoglio di Roma. Una fiaccolata cha ha voluto provare a rompere il muro del silenzio per dare un segnale di speranza.

Forse i profughi credevano, come noi, che la Convenzione di Ginevra e la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani facessero parte della nostra cultura, ma per loro ormai sarà chiaro: troppo tardi hanno capito che, invece, enunciano solo parole senza senso.

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