Ragazze nigeriane manifestano in solidarietà per l’amica uccisa
Un delitto tra i tanti, ma particolarmente feroce, in una strada di Palermo: Jennfer Osawaru, nigeriana di 26 anni, viene uccisa con una coltellata alla gola: fa in tempo a scendere le scale dell’alloggio in cui abita, e stramazza sul marciapiede, in una pozza di sangue. Sei anni fa era giunta a Palermo, attraverso il consueto tragitto: dal Benin City (sud della Nigeria) al nord della Libia; quindi su un barcone, a digiuno per tre giorni, fino a Lampedusa; di qua a Palermo, con solo uno zaino in spalla. Lavori precari: prima la badante, poi – forse – la prostituzione. Qualche settimana fa aveva presentato al fratello “l’uomo bianco” con cui si sarebbe sposata: un rumeno di 25 anni, colui che l’ha ammazzata, e che è stato arrestato mentre prendeva la corriera per scappare oltre confine. Il giorno dopo il delitto sono scese in strada un folto gruppo di donne, nigeriane e non solo, amiche di pianerottolo. Piangevano per la loro vicina massacrata, gridavano e chiedevano – confusamente – aiuto, più vigilanza nelle strade, forse rispetto per la loro vita e riconoscimento della propria dignità di persone umane. Chissà se – nel ricordo di Jennifer – questa manifestazione avrà un seguito ed un risultato. Il fratello di Jennifer ha dichiarato che, quando la sorella era ancora in Africa, sognava di diventare dottoressa
grazie per avere pubblicato la notizia di questa manifestazione. Troppo poco abbiamo condiviso pubblicamente il lutto per la morte di Jennifer. Sarebbe importante che quante e quanti sono impegnate-i nella lotta alle violenze di genere la ricordassero in occasione della manifestazione dell’1 marzo insieme alle persone a lei care.