donne in piazza, o della indignazione

7 marzo 2011 di: Angela Lanza

Alcune considerazioni, anche se in ritardo, sulla manifestazione del 13 febbraio. La prima: come questo discorso della ”indignazione” sia passata in giornali anche di sinistra, per esempio “Altri”. Gli articoli di Sansonetti e Piperno dimostrano come l’analisi sull’indignazione punta su una valenza di moralismo che, a mio parere, non può essere condivisa in questo caso specifico dal movimento delle donne che si è espresso il 13 febbraio. Non c’era, infatti, rabbia ma molta gioia. L’occhio di Sansonetti e Piperno è ovviamente maschile e fa una serie di distinguo, non cogliendo –non può farlo – l’angolazione diametralmente diversa delle donne. Le donne hanno mosso in profondità le loro emozioni e nella presenza di così tanti corpi c’è stata una dimostrazione di forza e di sostanza.

Le donne sono indignate perché non sono viste. Viste nella loro interezza. E perché gli uomini non hanno nessun interesse a fare una operazione che diminuirebbe il loro potere, costringendoli ad avere una visione diversa dell’esistenza. Non sono viste ma sono invece indagate e vivisezionate nelle funzioni che vengono ritenute utili per il mondo al maschile. Può anche chiamarsi indignazione perché non abbiamo altra parola – e qui vediamo come siamo ancora indietro nell’espressione – ma in realtà è ribaltamento. Parola molto diversa.

Scese in campo dopo l’esaurimento di una “passività” che ha lavorato silenziosamente, in piazza rischiano se stesse, portano la loro sofferenza di soggetti considerati oggetti, anche se lo fanno con gioia perché si specchiano e si riconoscono pur nelle tante diversità. E tentano un ribaltamento della scena. E’ importante, a questo punto, capire se nel rispetto del pluralismo, le donne italiane, moltissime, siano pronte a prendere posti di comando secondo il loro modo di vedere il mondo e non con gli occhi degli uomini.

Allora prima di capire (e in fretta!) le nuove tappe, che non possono essere soltanto le manifestazioni dell’8 marzo, bisognerebbe investire i partiti di sinistra: cosa possono accettare gli uomini di sinistra del nostro modo di vedere e fare politica? Sono disposti a darci una mano vera nella denuncia della discriminazione nei posti di lavoro, in quella che avviene ancora nelle famiglie e tanto altro? Ancora fra noi e loro c’è un bel mare da superare.

(foto Luca Lo Iacono, part.)

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