la riforma della legge elettorale siciliana: bocciata la doppia preferenza di genere

25 marzo 2011 di: Milena Gentile

Neppure Aristofane sarebbe stato in grado di rendere più ridicola la commedia di cui siamo state spettatrici attonite e attrici prontamente ridotte a comparse. Avevamo immaginato di uscire poi, tutte insieme, a brindare…ci credevamo veramente che alla fine, dopo le fatiche, le acrobazie diplomatiche e, in ultimo, il “dolcetto” di farne solo una legge transitoria….dopo tutto questo, i “nostri uomini” avrebbero ceduto. E invece niente! Un anno di preparazione, un’ultima settimana di fuoco incrociato, di piantonamenti e riunioni fiume e, infine, questa giornata campale che ci ha viste resistere ad ogni forma di ostruzionismo. Tutto inutile. In compenso, qualora avessimo ancora qualche residuo di illusione sul valore della classe politica che ci rappresenta, lo abbiamo definitivamente fugato.

Alle quattro è fissata l’aula. All’entrata dell’Ars gli uscieri, allertati, ci filtrano manco fossimo talebani. In trenta riusciamo a superare gli sbarramenti. Si aprono il lavori d’aula e si richiudono nel giro di qualche minuto: riunione del gruppo Pdl; c’è di che sperare, se sentono il bisogno di discutersela! Passano le ore ma non demordiamo, anzi, ci rifocilliamo alla bouvette che, essendo destinata ai nostri deputati, notoriamente mal pagati, costa davvero poco. Intanto si chiacchiera. Cominciamo a conoscerci. Proveniamo da associazioni, partiti, sindacati, dalle più svariate appartenenze. C’è pure qualche “pentita” del Pdl. Cominciamo a capire che c’è qualcosa che non va. Troppo tempo…e ridendo ci diciamo: «magari se facciamo finta di andare via, ricominciano!». Qualche battuta stempera la tensione. Ci sentiamo come la Prassagora di Aristofane, che con l’inganno riesce a ottenere per le donne il governo di Atene. Ma la nostra è una situazione già in partenza senza speranza, proprio perché è l’inganno e l’ipocrisia delle presenze femminili di facciata, che siamo qui a combattere. In fondo, volevamo solo offrire l’opportunità all’elettore di affiancare al voto per un uomo, cui per varie ragioni è legato da un vincolo di fedeltà, il voto ad una donna che apprezza. Una donna che magari non gli avrà dato un posto di lavoro, ma che si è spesa per la scuola dei suoi figli o per il decoro del quartiere e della città dove abita, o per i diritti di un suo nipote disabile o per il parco giochi dei suoi bambini.

Si riaprono le porte, entriamo e ci sistemiamo negli austeri scranni ma, dopo qualche minuto e qualche scena da cabaret di quart’ordine, si richiudono le porte di Sala d’Ercole alle nostre spalle. Ci conducono fuori, aspettiamo; ad un certo punto dal monitor vediamo che i lavori d’aula stavano riprendendo, ma le porte erano ancora chiuse. Gli uscieri ci invitano cortesemente a rispettare “l’ordine” ricevuto da non si sa chi, di restare in anticamera. Qualcuna si lancia contro la porta dell’aula e battendo i pugni urla «aprite vigliacchi!». Poi il dubbio: forse è meglio non andare in escandescenze, magari è controproducente. Ci calmiamo e con pazienza aspettiamo ancora. Infine le porte timidamente si dischiudono e comincia l’ultimo atto della tragi-commedia. Alcuni deputati del Pd, promotore dell’intero disegno di legge e dell’emendamento sulla doppia preferenza di genere voluta da Concetta Raia (Pd) poi condivisa dalle due deputate (Pid e Udc) – capita l’antifona – chiedono il voto palese. Manco a dirlo Pdl (wow, che sorpresa!) e Forza del Sud chiedono e ottengono ai voti lo scrutinio segreto. Le nostre presenze diventano sempre più rumorose, nonostante i continui rimproveri degli uscieri che ci ricordano che le regole formali del nostro Parlamento sono molto rigide (scusate, ma la risata è d’obbligo!).

Davanti ai nostri occhi uno spettacolo surreale. Dopo il 13 febbraio, l’8 marzo, l’indignazione e la rivolta delle brave persone contro le vergognose performance del nostro Premier, dopo tutto questo, ancora c’è chi, come il deputato Paolo Colianni (Mpa) che si permette di dire che non è questo il modo di ottenere i voti e che lui personalmente si impegnerà a dare qualche opportunità alle donne. E’ vero quello che stiamo sentendo, oppure è la stanchezza che ci dà le allucinazioni? Purtroppo è vero. Risultato: 28 favorevoli, 38 contrari. A nulla sono valsi i nostri insulti a quelle facce che, non credo di sbagliarmi, esprimevano seria preoccupazione. Ad ogni modo, addio doppia preferenza di genere!

E adesso? Se pensiamo che anche questa battaglia è persa e torniamo buone buone al nostro posto, allora non c’è veramente più speranza. Se lasciamo che si disperda tutto questo patrimonio di energie, di incontri, di condivisione e di simpatie che gli eventi di protesta al femminile di questi ultimi mesi ci hanno dato modo di scoprire, in questo caso, dobbiamo sapere che stiamo lasciando naufragare la nave. Dobbiamo sapere che siamo complici del degrado sociale in cui ci ritroviamo. Non è certo un caso che Aristofane abbia scritto “Donne al Parlamento” in piena decadenza di Atene. Quando la città, democratica per antonomasia, era in preda ad un governo illogico e rovinoso. E oggi non ci vuole il genio di Aristofane per farci capire che l’assenza delle donne dal potere, ci sta conducendo al degrado e alla consunzione.

Oggi si è compiuto l’atto siciliano di una commedia tutta italiana.

11 commenti su questo articolo:

  1. Daria D'Angelo scrive:

    Ciao MiIena,
    il voto contrario è stato l’espressione di un’ arretratezza culturale inconcepibile, che purtroppo rispecchia in buona parte la condizione attuale della nostra societa’. E’importante parlarne e dare voce all’impegno di tutte contro il degrado sociale di cui parli per difendere civilta’ e progresso e arginare le conseguenze.

  2. gianfranco caronia scrive:

    perdonami Milena ma l’idea che molte donne in parlamento possano cambiare la situazione mi lasci alquanto perplesso. La vicenda di Ruby ha portato in video tutte le donne del PDL, tante, in massa schierate col capo, a dire che era una manovra dei giudici di sinistra. Peggio degli uomini, visto che era la dignità delle donne che andava in quel caso difesa. Bisogna lottare per una nuova etica in politica, femminile o maschile che sia, una sola. Poi ogni partito sarà libero di candidare chi vuole e i partiti più progressisti candideranno in pari numero uomini e donne, consentendo loro di arrivare al potere dalla porta principale e senza raccomandazioni.

  3. Fiammetta scrive:

    Caronia è un esempio del patriarcato che non è morto! parla da maschio e non ha capito il principio di un’idea forte che è banale esprimere, come lui fa, portando ad esempio la santanchè o altre del Pdl. Volete starci voi uomini al “potere”…? fatelo pure come sempre. i risultati sono sotto gli occhi di tutti!!! Alle donne non deve “essere consentio” entrare in politica…è un loro diritto! non un favore o una cortesia che i vari partiti possono “consentire” o meno. Evita di parlare di ruby e parlaci dell’etica maschile, non solo di marrazzo, ma di tanti altri uomini della sinistra (?) che fanno le lucciole di notte e che dovrebbero andare a scodellare minestra nelle loro case. Parliamo di etica maschile che è quella che veramente manca, altrimenti non saremmo al punto dove siamo.

    • Milena Gentile scrive:

      Brava Fiammetta!

      Su facebook a Ninni ho già scritto questo:

      “Caro Ninni, hai centrato il punto della questione. E’ chiaro che questo sistema che vede il piazzamento di donne selezionate con metodi che abbiamo visto raggiungere livelli a dir poco vergognosi nel PDL, ma che ahimè non riguardano solo quel partito, fa comodo non solo agli uomini…la tentazione delle scorciatoie, che siano la vendita del proprio corpo o dei propri principi, consente l’incontro di diverse convenienze. Che esistano anche donne che difendano questo sistema non sorprende nessuno…La doppia preferenza di genere avrebbe consentito all’elettore-elettrice di dare almeno un voto libero….sappiamo che in Sicilia il voto di scambio, a diversi livelli di gravità (dal semplice favore di scavalcare un turno in ospedale alle imbarcate di precariato), interessa soprattutto gli uomini, notoriamente più radicati nei sistemi di potere. La doppia preferenza di genere avrebbe consentito di abbinare al voto “obbligatorio” per il principio del “do ut des” a un voto più libero, dato semplicemente sulla base della stima e dell’apprezzamento che una donna può ricevere per il suo operato….Questa soluzione, ovviamente, non ci preserva dalle strumentalizzazioni attraverso patti incrociati per fare eleggere donne che agli uomini siano gradite…tuttavia, sarebbe stato un tentativo per vedere se gli elettori lasciati maggiormente liberi di scegliere si convincano a votare le donne…”

  4. piera scrive:

    ma come si fa a saltare su ogni volta si parla di Ruby sta per diventare la gran protetta, l’etica che dobbiamo recuperare non ha sesso ne età, è ETICA! Non ha niente che fare con piccoli personaggi né maschile né femminili né con le loro tendenze più oscene.

  5. Fiammetta scrive:

    Cara Piera, non è saltare su per ruby, non hai capito niente…è saltare su perché caronia ha detto delle cose inaccettabili. Il problema di cui parlo è un altro, riguarda le donne e la politica che non potrà essere cambiata fin quando non sarà affermato il diritto delle donne a far parte delle liste elettorali, Milena Gentile l’ha capito e tanto mi basta.

  6. ambra mangani scrive:

    ciao a tutte, quando ho saputo la notizia tramite un comunicato di Antonella Monastra la prima cosa che mi è venuta in mente è stata ‘non un solo voto dalle donne a questi uomini al potere’. Non dobbiamo aspettare concessioni dagli uomini al potere perchè se lo tengono molto stretto e non vogliono altri concorrenti, figuriamoci se donne! Dobbiamo decidere di proporci come liste di donne che anche se non riusciranno a fare eleggere neanche una donna dimostreranno agli uomini di TUTTI I PARTITI che noi esistiamo anche come soggetto politico con cui dovranno confrontarsi. Che cos’altro abbiamo da perdere se ci rendiamo autonome dal maschilismo al potere? Crediamo in noi stesse, noi non siamo meno capaci degli uomini ! IL GOVERNO ALLE DONNE: SE NON ORA QUANDO?
    Ambra Mangani

    • ornella scrive:

      “Bisogna lottare per una nuova etica in politica, femminile o maschile che sia, una sola”, di Gianfranco Caronia.

      Ho creduto e credo in questa frase pensato dal 1987, primo “Corso di Formazione Politica, Pedro Arrupe”, a Palermo.
      L’etica, come afferma chiaramente Piera, non ha sesso.
      Se continuiamo a farne una questione di sesso, non andremo certamente lontano.
      Grazie, Ornella

  7. piera scrive:

    l’etica non ha sesso, il voto si, ha ragione Ambra Mangani dobbiamo votare noi donne solo per le donne.

  8. ornella scrive:

    Cara Piera,
    ho appena finito di scrivere, questa tua stessa proposta, sull’articolo di Antonella Monastra.
    Il tuo commento ancora non lo avevo letto.
    Diamoci da fare.
    Ornella

  9. ornella scrive:

    Cara Piera,
    avevo appena finito di scrivere, questa tua stessa proposta, sull’articolo di Antonella Monastra, quando ho letto il tuo commento.
    Diamoci da fare.
    Ornella

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