memoria involontaria

7 marzo 2011 di: Francesca Traìna

Un odore, un sapore, un colore sono la “memoria involontaria” di qualcosa che abbiamo vissuto e che non ricordiamo più. Proust nella Recherche restituisce senso al tempo che contiene la memoria di ciò che si è smarrito e alla memoria che contiene il tempo di ciò che si è perduto o si è dimenticato.

Accade di visitare un luogo dove crediamo di non essere mai state, eppure tutto di quel luogo ci sembra noto; lo riconosciamo come in una dimensione surreale, ma non riusciamo a collocarlo in un tempo realmente vissuto. Ciò che sembra perduto per sempre, che si è voluto dimenticare al punto da averlo scaraventato fuori di noi, ritorna a noi così capaci tuttavia di un ulteriore smarrimento come di un nuovo ritrovamento. Lara nel romanzo di Pasternak, china sul cadavere di Jurij, crede di aver vissuto altre volte quel momento ed è come se la memoria si connettesse ad una perdita e ad un dolore noti. Molte volte, infatti, Lara aveva perduto Jurij ma altrettante volte l’aveva ritrovato fino al punto da aver vissuto, del suo amato, l’esperienza della morte e di aver maturato di essa una profonda conoscenza.

Memoria, perdita, ritrovamento, riconoscimento, si inseguono oltre il dolore e il tempo con la stessa intensità e continuità con cui l’anima cerca il corpo e il corpo l’anima e solo nell’incontro si riconoscono e si danno senso. E se fingono di dimenticarsi è perché sanno come raggiungersi. Questo pensiero breve che ruota come gli alberi nel vento è per chi ha abbandonato troppo a lungo la memoria delle cose, i suoni, i gesti, i volti, i sogni, le mani, le parole. È lo sforzo di chi risponde di un foglio scritto ed è grata a chi per prima le ha donato una penna ed uno spazio bianco per schiudere il cielo e disporvi, una accanto all’altra, le parole. È memoria il tempo dove s’annidano le cose e il tempo è luogo di semina e raccolta dove la memoria dispiega la gioia e la fatica dei giorni e delle ore che segnano il tempo della vita.

Questo pensiero breve che ruota come gli alberi nel vento è per chi ha dimenticato di ricordare o non ricorda più, per chi ha eluso o eliso ricordi credendo di rendere leggera la memoria, non sapendo che il tempo e la memoria sono il battito di uno stesso volo.

(illustrazione di Folon)

15 commenti su questo articolo:

  1. da tempo non leggevo articoli di francesca traina che scrive sempre cose particolari e profonde. la sua letteratura mi fa vedere da altre angolazioni la realtà e l’interiorità.

  2. Adriano Verdicchio scrive:

    Carissima Francesca,

    ho letto e riletto il tuo fantastico articolo e sono rimato senza parole. E’ stupendo! Mille riflessioni si accavallano tumultuosamente nella mia testa. Il tuo articolo riesce a scatenare pensieri troppo a lungo sopiti nel tram tram della vita quotidiana. Leggerti è come ritrovare un’oasi di pace, serenità e profondità tanto agognata.
    Non posso esprimere un commento al tuo scritto perchè mi sento un granellino di sabbia confronto a te che sei una montagna di…tutto. Vedi, non riesco nemmeno a trovare un aggettivo giusto per definire la tua montagna, so solo che leggerti è una gioia per l’anima.
    Sicuramente il mio commento è molto sciocco confronto a quello che hai scritto e ai commenti che ti arriveranno ma, credimi, mi hai lasciato senza parole, e per uno che come me scrive tanto e parla tanto vuol dire proprio molto.
    Ti rinnovo, di cuore, tutta la mia grande stima e il mio sincero affetto. SEI FANTASTICA !!!!!!!!!!!!

  3. roberto scrive:

    non sono assolutamente d’accordo con adriano. non mi pare che francesca meriti queste lodi
    sperticate

  4. mariateresa scrive:

    francesca, ma che vuoi dire? quando scrivi dovresti adoperare un linguaggio
    meno ampolloso

  5. M.C. scrive:

    Capire attraverso la letteratura anche le vicende di oggi non è semplice; mi dispiace che non si riesca a mettere in analogia la storia della guerra russa in cui si sono dibattuti personaggi come Lara e Jurij che hanno vissuto il dolore della guerra e della morte proprio come sta accadendo oggi in molti paesi. Francesca mette in luce la possibilità di ricordare, facendo un lavoro sulla memoria, la storia dei singoli ma anche la storia di popoli con riferimenti letterari precisi. Come è chiaro il riferimento a Proust e “alla ricerca del tempo perduto”. Se qualcuno non ha capito, o non gradisce la narrazione trasposta sul piano letterario, lo dovrebbe riconoscere senza per questo fare critiche assurde tanto a chi ha scritto che a chi ha commentato a partire dal proprio sentire. Io ti ringrazio, cara francesca, per lo sforzo che hai fatto di dire con parole altre la condizione dell’umanità e ciò che è legato alla memoria e alla dimenticanza. Ti abbraccio.

  6. anna trapani scrive:

    Cara Francesca,
    ti ringrazio anch’io per i tuoi articoli che ci mostrano una vita altra raccontata con la bellezza del tuo lessico. Tutti noi siamo legati alla memoria, al ricordo, alla dimenticanza e tu ce lo illustri con chiari riferimenti letterari. Leggerti è sempre un piacere per lo spirito.

  7. Maria Grazia scrive:

    Cara Francesca, a me il tuo articolo piace e mi fa riflettere sui vari linguaggi e sui vari tipi di scrittura con i quali ci si può esprimere. mariateresa effettivamente ha qualche difficoltà a capire la scrittura poetica o linguaggi e concetti diversi da quelli della cronaca, ma è un problema suo non tuo. Il commento di Verdicchio è presente su ogni tuo scritto. E’ un tuo ammiratore e fan, si sente e si capisce la sua enfasi, quindi prendersela con lui mi pare un eccesso di “zelo”. Ti consiglio comunque, da amica, (poi te lo dirò di presenza) di non scrivere più sul sito e di scrivere, come già fai, solo sul cartaceo. Bella l’immagine di Lara su jurij che riconosce quel momento come perdita e dolore già vissuti. Le connessioni mentali ed emozionali cui inviti anche noi sono importanti e sono presenti nella vita di ciascuno/a, anche se non ne siamo sempre consapevoli. Ti aspetto oggi per il film.

  8. Ina scrive:

    grazie francesca per quanto hai scritto. Mi piacerebbe, se mariateresa mi desse il suo indirizzo mail, spiegarle “che cosa hai voluto dire”…

  9. Adriano Verdicchio scrive:

    Caro Giovanni, accetto le tue critiche espresse sul mio commento, ma tu accetta, anche se non lo condividi, il mio commento sull’articolo della Traina…il rispetto delle idee altrui è fondamentale in una società civile.

    Cara Mariateresa, sicuramente rileggendo l’articolo con più attenzione riuscirai a capirne il significato. Frequentando questo sito avrai certamente una buona cultura e allora, anche se nelle ampollosità del linguaggio, come tu asserisci, scoprirai il nesso di quanto scritto.

    Cara Maria Grazia, grazie per aver preso le mie difese ma, ti può sembrare assurdo, non sono un fan della Traina perchè quando si è trattato di battagliare con lei, ho battagliato e anche forte. Sono però un suo ammiratore per quanto attiene il suo modo di essere e di scrivere, aldilà della sua carica istituzionale che a volte mi vede contrapposto.

    Chiedo sinceramente scusa di quanto ho scritto che nulla ha a che vedere sull’articolo della Traina, ma volevo solo fare alcuni chiarimenti su quanto espresso nei precedenti commenti.

  10. Adele scrive:

    cara francesca, da molto non scrivi sul sito. finalmente oggi ho avuto il piacere di rileggerti. non avrei scritto alcun commento, ma leggendone alcuni ( slogan privi di argomenti) mi è sembrato di doverti dire come la penso: hai fatto un lavoro interessante sulla memoria involontaria che ci porta a ripercorrere ciò che abbiamo vissuto e rimosso. trovo molto originale il ricorso al romanzo di pasternak e alle figure dei due protagonisti. E’ molto attuale il tuo discorso se pensiamo a Lara (ebbe una relazione con l’amante della madre) che oggi sarebbe finita sui giornali come donna senza dignità e nessuno si sarebbe chiesto altro. Attuale poi il tema della memoria e della dimenticanza, tema che si ripropone sempre nella giornata dell’olocausto, nella giornata contro la violenza sulle donne, per i magistrati uccisi, per l’8 marzo, per le guerre che si ripetono oggi come ieri. questi temi e altri non meno importanti, a me, li hai trasmessi e ho ricordato quello che non si dovrebe dimenticare mai.

  11. Roberto scrive:

    Desidero scusarmi con tutti quelli che alle mie poche parole hanno formato quasi un cordone attorno allo scritto della Traina, M.C offrendosi come traduttrice di frasi che io avevo capito benissimo, un’altra addirittura proponendo di dare ad una delle “dissidenti” lezioni private. Non amare come scrive la signora Traina non è un obbligo, non ha bisogno di difensori Quello che è sicuro è il fatto che da questo momento io e forse anche altri non apriremo la pagina dove lei scrive.Niente lettura, niente commenti, niente rimproveri!

    • mariella scrive:

      A mio parere il linguaggio, il modo di esprimersi e le parole della Traina sono soltanto da invidiare… è difficile riuscire a suscitare delle emozioni con la sola forza delle parole… e lei in questo è da ammirare!!!

      Riguardo al commento di Roberto ritengo che sia fuori luogo… visto che dal suo ultimo commento si deduce che ognuno è libero di esprimere il proprio pensiero e quindi di amare o meno il modo di scrivere della Traina… che accetti i giudizi e i pareri altrui (in questo caso quello di Adriano)…
      E poi, se decide di non aprire piu’ questa pagina sia lei che i suoi ‘altri’… ce ne faremo una ragione!!!

      Complimentissimi alla signora Traina,
      riesce a lasciarci sempre senza parole… :)

  12. roberto, se tu critichi, e hai diritto di farlo, accetta le critiche che rivolgono a te. Tra l’altro nessuno ti ha chiamato in causa o ha fatto il tuo nome. Perché ti sei punto tanto? criticare si può sempre, nessuno ti ha rimproverato, ma hanno dato le loro opinioni, come l’hai data tu; anche io in questo caso dissento dalla tua opinione, ma nessuno mi ha chiesto di fare il cordone difensivo alla signora che ha scritto, e non offenderti per questo né sentiti rimproverato. Il mio è un atto spontaneo e sentito perché la riflessione della traina mi è piaciuta. A te non è piaciuta. punto.

  13. francesca vassallo scrive:

    Ripartendo dall’articolo di Francesca, mi fa piacere evidenziare un pensiero che trovo molto profondo/poetico, che apre alla speranza, anche quando le cose sembrano affondare in luoghi senza luce: ” E’ memoria il tempo dove s’annidano le cose e il tempo è luogo di semina e raccolta dove la memoria dispiega la gioia e la fatica dei giorni e delle ore che segnano il tempo della vita”. Grazie Francesca

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