ricomporre il mosaico dei danni, dal Giappone

30 marzo 2011 di: Marcella Geraci

Ormai da giorni i giapponesi tentano di ricomporre il mosaico di rovine e morte del miyagi oki, il fatto sismico peggiore degli ultimi 140 anni. Alle lacrime dei superstiti si aggiunge lo sguardo attonito del mondo intero, che continua a interrogarsi sugli effetti della scossa avvertita, giorni fa, al largo del Pacifico. In molti si chiedono se i danni del sisma siano soltanto figli delle forze implacabili della natura. Quel mostro marino, l’onda alta quattordici metri che ha travolto Sendai e trasformato la scossa in uno tsunami, è il solo responsabile del “terremoto energetico” che terrorizza il paese del Sol Levante?  Se la conta dei danni è solo agli inizi e non si sa dove guardare prima, si può infatti dire con certezza che ad andare in rovina è l’icona del nucleare avanzato. Con l’esplosione dei quattro reattori di Fukushima, impianto degli anni Settanta sulla costa nordest del paese, lo iodio radioattivo presente nel mare più vicino alla centrale supera di 1.250 volte la norma. E quanto costa un chilo di lattuga al mercato di Tokyo? Sicuramente un livello di iodio radioattivo di almeno 2.300 becquerel, che ci riporta agli anni di Chernobyl.

Insomma, un vero e proprio “terremoto energetico” con epicentro in Giappone ha indotto molti governi europei, non ultima l’Italia, ad assumere un atteggiamento di maggiore cautela in materia di nucleare. Ci chiediamo se questa cautela verrà mantenuta. Dopo i fatti del Giappone è una precisa idea di sviluppo, con il suo impatto ambientale, ad uscire drasticamente sconfitta. Possiamo proprio dirlo, con l’incubo del vento radioattivo le nostre vite non sono più le stesse. Dovunque ci troviamo.

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