la pazza idea del nuke, nel paese del sole

3 aprile 2011 di: Daria D’Angelo

Le discussioni del governo italiano di fronte alla catastrofe nucleare in Giappone sono state inverosimili, imbarazzanti le affermazioni del ministro dell’ambiente Prestigiacomo: «Il programma italiano sul nucleare va avanti. Le centrali che noi abbiamo programmato sono modernissime, molto più sicure di quelle giapponesi». Ormai siamo di fronte al dilemma «come riuscire a salvarci dall’avidità». Perché, alla fine, per quanto si giri intorno ai temi chiamati guerre e nucleare, il problema fondamentale è: riuscire a scongiurare l’avidità di denaro e ritrovare principi e valori per evitare le catastrofi di cui non si parlerà mai chiaramente, perché saranno sempre abilmente camuffate da dialettiche sterili e inutili. Ci stiamo avviando ad una situazione di impotenza totale, di costrizione a subire scelte non nostre, pur continuando a chiamare democrazia il sistema in cui viviamo. È una spirale che gira intorno ai problemi senza affrontarli, proprio come le particelle che roteano attorno al nucleo dell’atomo prima che si inneschi la fatale reazione nucleare.

Dopo il disastro di Fukushima è del tutto naturale dubitare di quanti – esperti a vario titolo – proclamano la sicurezza assoluta dell’energia nucleare e considerano la tragedia giapponese come un evento irripetibile in altri angoli della terra. C’è chi ancora sostiene che alle nostre future sicurissime centrali non potrà succedere niente, ma è facile parlare così a 10 mila chilometri di distanza. Non si parla del dopo: in Italia per esempio, dopo Chernobyl qualcuno è in grado di quantificare quante giovani vite sono state stroncate dal cancro? Le conseguenze sono state tutte a carico dei familiari sconfitti da altri milioni di scuse o assurdi risarcimenti.

Il referendum antinucleare del 1987 passò con una maggioranza schiacciante per l’impressione suscitata da Chernobyl, allora promisero che avremmo intrapreso la via dell’energia pulita, e invece siamo diventati il Paese europeo più inquinante, più dipendente dagli sceicchi e con le bollette più care. Per recuperare terreno abbiamo concesso incentivi a chi produceva energie alternative, ma da vent’anni aspettiamo inutilmente un piano energetico nazionale che dica come alimenteremo le fabbriche. Lo scorso anno si è deciso di mettere un limite agli incentivi concessi per realizzare impianti fotovoltaici. Dopo la vittoria dei Sì al referendum antinucleare del 1987 venne stabilito di incentivare la produzione di energie rinnovabili, ma al dunque, forse su suggerimento di qualche petroliere, fu aggiunta una parolina «e assimilate» che stravolse il principio, aprendo la porta dei ricchi incentivi perfino agli scarti inquinanti delle raffinerie. Così l’affare delle energie alternative è stato un giro di soldi che ha attirato speculatori, faccendieri, e truffatori. Nella sola provincia di Siracusa la Finanza ha sequestrato impianti fotovoltaici mai entrati in funzione e ammessi a incentivi per 10 milioni di euro. Nel frattempo, per superare l’ondata emotiva del Giappone, viene “rimandato” di un anno il problema del nucleare, un modo per evitare il Referendum e attendere che la gente dimentichi.

A quel punto potranno andare avanti nei programmi all’insegna dei loro interessi e di quella avidità destinata a distruggerci. Non abbassiamo la guardia, seguiamo gli eventi e non demordiamo da quella che è diventata, semplicemente, una più che legittima richiesta di Vita.

(alba a Ustica, ph Bruno Campolo)

4 commenti su questo articolo:

  1. silvana scrive:

    Daria, l’articolo è buono ed è veramente ottimo il consiglio da dare a tutti: non abbassiamo la guardia, gestiamo noi attraverso i referendum questa situazione, è la nostra vita in gioco.

  2. Dobbiamo salvaguardare questa meravigliosa alba a Ustica, le albe sul mondo, le albe della nostra vita e di chi verrà dopo di noi. Il nucleare minaccia la vita dell’umanità, della flora, della fauna. Grazie Daria per le parole; grazie Rosanna per le stupende immagini che scegli per accompagnare gli articoli.

  3. Elisabetta scrive:

    Grazie Daria per il tuo articolo, grazie Francesca e Silvana perchè il nostro Paese ha bisogno di qualcuno che creda ancora che possiamo cambiare le cose!! La nostra salute, quella delle persone che amiamo e il nostro ambiente non sono barattabili con NULLA al mondo, NULLA!!!
    Purtroppo la mia famiglia (siamo del nord-est) ha pagato pesantemente le conseguenze di Cernobyl. Non abbiamo bisogno di scuse o risarcimenti, abbiamo soltanto bisogno di vedere che a qualcuno importa della salute dei cittadini.
    Forza donne!!!

  4. Daria D'Angelo scrive:

    Rispondo, anche con il vostro consenso alla domanda di Rosanna: il modello di sviluppo che ci siamo dati, alla luce dei rischi che comporta per la vita stessa delle persone e del pianeta non merita il sacrificio delle albe sul mondo, nè di quelle della nostra vita.
    Se seppellire è l’unico modo per eliminare le scorie, non meritiamo la sepoltura dell’anima.
    Un grazie particolare ad Elisabetta, nuova lettrice del nord-est, e alla sua capacità di elaborare i sentimenti trasformandoli in lotta per una causa giusta.

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