l’insegnamento delle Scienze a confronto

27 aprile 2011 di: Letizia Vittorelli

Tempo fa ho raccontato alle amiche di “l’altra metà del cielo” che, quando, dopo circa 50 anni di lavoro come ricercatrice e docente universitaria, sono andata in pensione, ho preso l’iniziativa di dar

Copenhagen, sede del Festival della Scienza 2011

vita ad un’associazione che ha lo scopo di promuovere la diffusione scientifica e le interazioni scuola-università. L’associazione, che abbiamo chiamato Natura vivente (vedi sito web www.naturavivente.org), si propone in particolare di promuovere un approccio sperimentale dell’insegnamento delle “scienze della vita” nelle scuole secondarie. La nostra attività più importante è stata l’organizzazione di “laboratori mobili”, cioè di corsi di laboratorio realizzati con strumentazioni e materiale messo a disposizione da noi e trasportati nelle sedi in cui si tenevano i laboratori. Abbiamo realizzato dei corsi a Palermo ed a Caltanissetta presso laboratori universitari, a Corleone, Nicosia ed Enna in laboratori scolastici. Speriamo che la frequenza a questi laboratori, destinati a giovani che scelgono spontaneamente di partecipare perché sono interessati ad approfondire le tematiche della biologia e delle biotecnologie, li aiuti anche a realizzare una scelta più consapevole dei loro eventuali futuri percorsi universitari. Lo scopo, però, è anche quello di aiutare le scuole a formare cittadini più consapevoli di ciò che le scienze già danno e potranno dare in futuro alla società, e di far loro comprendere che occorre che le società moderne si comportino in modo oculato per evitare di compromettere l’esistenza delle generazioni future.

L’anno scorso ho saputo che gli insegnanti che avevano svolto delle esperienze di insegnamento delle scienze con tecniche innovative, potevano concorrere per la partecipazione ad una sorta di congresso nazionale nel quale esporre il loro lavoro. I migliori tra i progetti presentati a livello nazionale sarebbero poi stati selezionati per la partecipazione al Festival internazionale della scienza, che si sarebbe svolto a Copenhagen dal 16 al 19 aprile 2011. Assieme ad un’insegnante di Corleone con la quale avevamo realizzato uno dei “laboratori mobili”, abbiamo partecipato a questo concorso. Abbiamo avuto una prima delusione perché l’evento italiano non si è realizzato per mancanza di fondi. Comunque il nostro progetto è stato scelto per far parte di quelli presentati dalla delegazione italiana al festival internazionale di Copenhagen. Ho quindi partecipato a questo evento ed ho potuto osservare quanto sia forte la spinta all’innovazione nelle metodologie dell’insegnamento delle scienze a livello europeo. Al festival partecipavano delegazioni di 27 nazioni, quasi tutte le nazioni europee (inclusa la Grecia e la Spagna, che certo devono fronteggiare una crisi non meno grave di quella che dobbiamo fronteggiare noi, ed anche Stati molto piccoli come quello di Malta) ed il Canada. Le presentazioni erano molto varie perché riguardavano l’insegnamento delle scienze, tanto a livello di scuola primaria che di scuola secondaria, e spaziavano dalla fisica alla biologia ed alla scienza della terra. La parola d’ordine era insegnare divertendo e facendo leva sulla curiosità e le osservazioni della vita di ogni giorno.

Ho scoperto che ci sono vari organismi internazionali che si interessano di insegnamento scientifico a livello scolastico: dall’Organizzazione Europea per le Ricerche Nucleari (Cern) all’agenzia Europea per le Ricerche Spaziali (Esa), ai Laboratori Europei di Biologia Molecolare (Embl). Ho saputo che alcune industrie hanno stipulato degli accordi con i governi di numerosi paesi per stimolare l’innovazione a livello dell’insegnamento scientifico. Il rappresentante della Shell, seduto accanto a me alla cena sociale, mi ha detto: «Ci rendiamo conto che il nostro domani dipende dalle capacità e dall’interesse dei giovani per la ricerca scientifica, e che questo interesse e queste capacità dipendono dall’insegnamento che ricevono a scuola». Il rappresentante della Shell mi ha anche detto che negli ultimi due anni la Shell ha sponsorizzato la sperimentazione di metodi didattici innovativi in Olanda e Danimarca, e che adesso gli accordi verranno ampliati a quindici nazioni. «Che bello» ho detto io «allora potremo chiedere un contributo anche noi!», ma la risposta mi ha gelato: «L’Italia non è tra i paesi con i quali stiamo stipulando l’accordo!».

Dunque l’incapacità del nostro Governo di guardare al futuro si conferma una volta di più. Mentre i paesi europei puntano al miglioramento delle tecniche di insegnamento scientifico, il nostro governo taglia i fondi alle scuole ed agli insegnanti e non può quindi partecipare neanche a progetti innovativi internazionali. I nostri giovani avranno una preparazione peggiore rispetto a quella degli altri giovani europei, e non riusciranno più a competere con loro neanche se disposti a spostarsi all’estero per ottenere un lavoro soddisfacente, basato sul riconoscimento delle loro capacità.

Il governo però tenterà di scaricare la colpa dei loro insuccessi sulle spalle degli insegnanti.

(part. della Sala dei mappamondi, Accademia delle Scienze di Torino)

2 commenti su questo articolo:

  1. gambusi scrive:

    Purtroppo né la scienza, né la scuola (ossia cultura) sono al centro degli interessi di questo governo. Sono entrambe “sovversive”. Troppo destabilizzanti. Non dobbiamo semplicemente arrenderci. Grazie per l’articolo. Grazie da una madre, con due figli studenti, entrambi frequentanti un liceo scientifico.

  2. Sono molto contenta di questa tua iniziativa e spero che neanche l’ignavia(chiamiamola ignavia) del governo ti faccia desistere dal tuo impegno, un brava particolare da parte mia.

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