questa tragicommedia ci seppellirà?

7 aprile 2011 di: Francesca Traìna

Seppellita da una risata e uno sberleffo la tragicommedia si chiuderà. Manca poco tempo forse. C’è chi solo spera e chi coniuga speranza a preci. E c’è un voto prossimo su cui punta la nostra speranza di irriducibili resistenti. Ciò che resta dei parlamentari situati negli scranni più alti si mobilita per raccogliere voti dichiarando che è tempo di cambiare e che ci sono facce nuove da proporre perché tutto resti come prima. La coerenza, l’appartenenza ideale rinchiuse, ahinoi, in qualche vecchio baule o nel magico cilindro di illusionisti imbonitori. Si accaniranno a caccia dell’ultimo voto, mentre lassù, nello squallido parlamento della comica finale, si urla come pescivendoli per svendere l’ultima bugia, lanciare in aria schede e giornali, puntare il terzo dito in direzione del “traditore” Fini che qualcuno, in internet, già definisce: “Fini-to”. Pare abbiano il destino scritto nel nome che portano; il ministro La Russa può più agevolmente appellarsi La Rissa, troppo nota ormai la sua vocazione al pestaggio. E che dire del superbo Bossi “fuori dalle balle” che sì, è vero, lo vorremmo anche noi fuori, molto fuori da quelle robe lì; e del parlamentare che offende la collega portatrice di handicap, che dire?

E, primus inter pares, lui, Silvio, il magnifico, l’irripetibile barzellettiere di tutti i tempi, generoso mecenate, istrionico satiro, melodico cantante apicelliano, immenso ispiratore del cortile (ex corte) parlamentare. È lui l’inventore unico del teatrino di periferia, dell’avanspettacolo. Neanche il cabaret del Bagaglino, neanche la più becera rappresentazione del sudiciume potrebbe competere con le sue ricercate battute, i suoi raffinati comportamenti ben imitati dagli e dalle “onorevoli”. Nemmeno “La tragedia di un uomo ridicolo”, film di Bertolucci o “Opinioni di un clown”, romanzo dello scrittore tedesco Böll, potrebbero meglio offrirci la sequela di disperazione che pervade gli spettatori inerti e inermi di fronte ad un cotal dramma.

Chissà se in un futuro non molto lontano potremo scrivere “Le memorie di un pagliaccio” con la stessa tenerezza e genialità con cui le avrebbe scritte Fellini. Il grande politico Giorgio La Pira ci ricorda: «le stagioni non le fa il contadino: vengono, e lui le aiuta. Si orientano tutte verso l’estate, verso i giorni della maturazione. Così fa la storia». È già aprile. Si deve attendere che l’estate maturi. Ma per quel tempo – breve come uno sguardo – il cielo avrà svolto i suoi giochi. Forse ci sveglieremo sotto la luce di un nuovo solstizio.

4 commenti su questo articolo:

  1. beatrice monroy scrive:

    ottimo, almeno provarci a ridere ma anche agire inventiamoci mille piccole cose

  2. Ambra scrive:

    Ottimo, divertente, ma come dice Beatrice inventiamoci cose e azioni, agiamo tutte insieme e saremo una forza! Ciao, a presto.

  3. Daniela scrive:

    Fra tragedia e commedia, meglio farsa, hai fatto un bel quadretto. Proviamo a sorriderne qualche volta per non piangere,e a sperare in un “nuovo solstizio” come tu allla fine scrivi. Ciao

  4. Adele scrive:

    Hai “pittato” la misera realtà in cui viviamo! tra sorrisi e amarezze andiamo avanti e speriamo in un risveglio delle coscienze addormentate.

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