Scippatori e complici

30 aprile 2011 di: Concita De Gregorio

Martedì scorso, il giorno in cui in cui il presidente del Consiglio si è vantato con Sarkozy di aver escogitato un trucchetto per evitare il referendum sul nucleare, il filo rosso si chiudeva con queste parole: «Cercheranno di non farci votare, proviamo a pretenderlo con tutti i mezzi che abbiamo». Il principale mezzo che abbiamo è andarci, a votare. Andarci comunque, reclamare il diritto di esprimere la nostra opinione su temi che ci riguardano personalmente, tutti e ciascuno: l’acqua pubblica, il destino del nucleare, la giustizia. Ieri è arrivata sulla mia scrivania una lettera di Articolo 21, associazione nata in difesa della libertà di parola e di opinione sancite dalla Costituzione.

Rammenta come il 3 maggio sia la giornata mondiale per la libertà di stampa, qui al l’Unità lo ricordiamo bene: al nostro giornale sarà quel giorno assegnato a Valencia, in Spagna, il Premio libertà di espressione 2011 «per la battaglia condotta contro il sistema di limitazioni e censure stabilite dal governo di Silvio Berlusconi». Dice, Articolo 21, che martedì prossimo consegnerà al presidente della commissione di Vigilanza Rai Sergio Zavoli le cinquemila firme raccolte contro l’oscuramento dei quesiti referendari in tv. È un piccolo gesto simbolico. È di simboli e di gesti che le persone hanno bisogno. La vicenda dei referendum è scandalosa. Provate a chiedere in giro, attorno a voi. Molti vi diranno che non si vota più, molti altri che non sanno. La storia è questa. Centinaia di migliaia di persone hanno firmato perchè i referendum si svolgessero. Le firme sono state vagliate, i referendum ammessi. I partiti dell’opposizione hanno chiesto che il giorno del voto fosse lo stesso del secondo turno delle amministrative di maggio. Si sarebbero risparmiati molti milioni di euro. Il governo, sondaggi alla mano, ha temuto che il referendum raggiungesse effettivamente il quorum: che si trasformasse nel primo test nazionale che avrebbe potuto bocciare la sua politica.

Maroni ha perciò deciso, contro ogni logica che non fosse quella di boicottare il voto, di fissare la data a 15 giorni dopo i ballottaggi, il 12 e 13 giugno. Alle urne tre volte in un mese. Dopo Fukushima, inoltre, il premier ha pensato bene di tutelare gli interessi economici rilevantissimi legati all’industria del nucleare e, come ha spiegato a Sarkozy, li ha messi al riparo «dall’onda emotiva» per un paio di anni. Sull’acqua pubblica da privatizzare, un altro business colossale, si sentono da giorni proclami fumosi: niente in concreto, abbastanza per confondere le idee. Nessuna campagna ufficiale è ancora partita, non è neppure chiaro quali saranno i margini di tempo fra l’esito dei ricorsi e il voto. Niente in tv, niente per le strade. Oscuramento totale.

Uno scippo di democrazia che sta avvenendo alla luce del sole, sotto gli occhi di tutti, nel silenzio quasi generale se si fa eccezione per le associazioni e i gruppi che lavorano incessantemente sul web. Questo governo ha paura di prendere uno schiaffo, le televisioni pubbliche e private si adeguano: nessuno racconta agli italiani che siamo alla vigilia di un voto da cui dipende la loro salute, la loro economia, la loro vita. Un’altra campagna elettorale, quella per le amministrative, impegna le energie dei partiti di ogni schieramento. All’indomani del voto locale, però, non resterà più tempo. Bisogna che la società si mobiliti col passa parola, bisogna che gli stessi italiani che sono scesi in piazza per chiedere dignità per le donne, scuola pubblica per tutti, tutela della Costituzione pretendano ora di esercitare il loro diritto al voto. Voglio votare, semplicemente questo. Andiamo tutti a votare, andiamoci comunque.

Articolo tratto dal blog ” Invece”  del direttore dell’ UNITA’ Concita De Gregorio, del 29 Aprile 2011

http://concita.blog.unita.it/scippatori-e-complici-1.288254

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