sono tre parole: integrazione, libertà, democrazia

20 aprile 2011 di: Ornella Papitto

Il significato del verbo «integrare» non è quello al quale “volgarmente” ci riferiamo quotidianamente. Invece «integrare» significa «rendere integra o intiera o compiuta una cosa, aggiungendo ciò che mancava». (Palazzi, 1939, pag. 599) Aggiungere ciò che manca. Questa definizione è meravigliosa.

Integrarsi, per le persone che arrivano, da qualunque luogo del mondo, non deve voler dire doversi adattare e quindi rinunciare alla propria cultura, ai propri valori, alla propria storia. Devono altresì immediatamente rinunciare ad «aggiungere ciò che manca» a noi, qui, in Europa. Sono le parole “scambio” di culture e “reciprocità”, le grandi assenti. La reciprocità, intesa come dialogo tra due soggetti liberi, in grado di arricchirsi reciprocamente in un rapporto alla pari. I giovani nord-africani, chiedono a gran voce la libertà.

E paradossalmente, proprio adesso che chiedono aiuto affinché nei loro paesi sia possibile vivere in libertà, noi lì non li stiamo aiutando e quelli che fuggono, li ricacciamo in quei luoghi dove la libertà ha appena faticosamente iniziato a respirare. Inoltre, quotidianamente sentiamo sostituire, qui in Italia, alla parola libertà, la parola “democrazia”. Invece loro chiedono aiuto per la libertà. La democrazia, così differentemente intesa nei tanti paesi europei, è una formula organizzativa; spesso non corrisponde alla “libertà”. Potrebbero essere loro a trovare un nuovo modo per vivere nel rispetto, nella tolleranza, nella pace. Sarà forse per questo che li temiamo così profondamente?

Che ci sentiamo così minacciati, da questa forza nuova e così giovane? Forse già sta iniziando lo “scambio”, tra loro e noi. Grazie a loro. Ci costringono, fortunatamente, a riflettere che la “libertà” non è sinonimo di “democrazia”.

5 commenti su questo articolo:

  1. Lucilla Blaschi scrive:

    A parte la parola “tolleranza”, cara ornella, condivido tutto del tuo articolo e lo sottoscriverei. Il termine “tolleranza” dovremmo però bandirlo perché “tollerare” è già qualcosa di negativo a mio parere; indica non l’accettazione dei profughi da parte nostra, con le differenze culturali che sappiamo esserci, ma un sforzo in direzione del “sopportare” o comunque del “tollerare”. Non dovrebbe essere così. Non si dovrebbe “tollerare” l’immigrato ecc…ma lo si dovrebbe accogliere ed integrare come tu scrivi. Condivido inoltre la differena che fai tra “libertà” e “democrazia” che sono già nell’etimo, due termini che non hanno radici comuni. La parola democrazia, come sai, contiene “demos”, cioè “popolo” e “crazia”. Il nostro paese è una “crazia” dove il “demos”, il “popolo”, è slegato dalla crazia che, nel caso del nostro paese e non solo, ha perso il suo demos.

  2. giusi scrive:

    D’accordo su una integrazione che è scambio,arricchimento reciproco e rispetto(non tolleranza)per le credenze religiose,gli usi,i costumi,le tradizioni…altrui…ma quanto frequentemente si rileva intransigenza nei nostri confronti…laddove,ad esempio, per contrarre matrimonio misto,è d’obbligo la conversione all’islam…o quando si preferisce uccidere le proprie figlie perché non si accetta che vivano all’europea…Relativamente ai respingimenti (mi riferisco ai tunisini)non è preferibile che in questo momento operino proprio NELLA LORO TERRA ,dove si comincia a respirare un po’ di LIBERTA’,per dare il loro contributo al fine di costruire una società che risponda AI LORO BISOGNI,alle loro esigenze????Se devono “costruire”,strutturare il loro paese,perché ABBANDONARLO in un momento così DECISIVO ,considerato che molti di questi giovani in fuga sono studenti o LAUREATI ,in grado quindi di fornire il loro CONTRIBUTO????

  3. elena scrive:

    Anche la parola tolleranza è utile se contiene senso de rispetto, pietà umana e religiosa.

  4. Adele scrive:

    Tollerare è un peso, un sacrificio. Nella parola tolleranza c’è evidente una contraddizione. Tollerare non è accogliere, E’ una forzatura che si esercita su se tessi. Sono d’accordo con lucilla e con giusi. Ma se la tolleranza evita il razzismo allora tra i due mali è il male minore.

  5. giugar scrive:

    Ornella carissima, il tuo articolo è una splendida riflessione sul momento presente, sul cambiamento in atto.
    Ci si continua a interrogare sul significato dei termini, la libertà, la democrazia … ma quello che più di tutti mi colpisce al cuore è il termine “cambiamento” .. trasformazione, mutamento.
    La rivoluzione del meditterraneo credo sia solo l’inizio. Il cambiamento è doloroso, inarrestabile,ma è vita in opposizione alla morte, è movimento è pensiero vivo, è mente che lavora. E quando la mente è viva il corpo è sempre giovane no? me lo hai insegnato tu.. Il limite del popolo europeo è proprio il rifiuto di cambiare, il solo pensiero diventa trauma, paura …ma il sistema così com’è non funziona più e il cambiamento diventa necessario e pulsante …

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