indignados, destra e sinistra per noi pari son

24 maggio 2011 di: Simona Mafai

Chi si considera “di sinistra” si entusiasma naturalmente davanti ai grandi raduni di piazza, tanto più se ne sono protagonisti i giovani. Per questo abbiamo plaudito alle occupazioni di piazza spagnole, organizzate dai cosiddetti “indignados”. Ma forse vale la pena di riflettere su alcune parole d’ordine di questi raduni. «Destra e sinistra sono uguali», «Basta con i politici», ecc. sono parole d’ordine che non ci sono sconosciute, e nei confronti delle quali io nutro un certo sospetto. I commentatori dicono che le proteste giovanili non hanno influito sul risultato delle elezioni amministrative spagnole di domenica, che hanno segnato il crollo del Partito socialista e l’ avanzata del centro-destra. Ma certo la spinta che ha portato i giovani in piazza è stata affine a quella che ha spostato a destra l’elettorato.

Sappiamo che la democrazia, accolta ed esercitata con gioia alla caduta delle dittature, manifesta successivamente difetti e zone d’ombra, suscitando – specie nei periodi di crisi economica come l’attuale – critiche e insoddisfazioni. Per questo essa va costantemente “reinventata” ed arricchita, come peraltro sostiene il pensiero femminile. Se la democrazia non si aggiorna costantemente, costruendo rappresentanze democratiche efficaci ed estendendo, con nuove pratiche, la partecipazione di tutte e tutti alla elaborazione delle decisioni politiche, la disaffezione verso di essa dilaga.

In un recente libro, un filosofo (Manuel Cruz: guarda caso uno spagnolo!) registra una diffusa tentazione dell’innocenza, una sorta di stato d’infanzia permanente, per cui tutto è dovuto e la colpa è sempre degli altri. A ciò occorre far fronte con una più estesa responsabilità. La rivolta contro la crisi economica non può restare solo rivolta (vedi il suggestivo, ma disperato slogan «Non pagheremo noi la vostra crisi»). I soggetti più colpiti (lavoratori, giovani, immigrati) devono riuscire ad indicare, proprio loro, in quale direzione si devono modificare le cose, e chi deve operare tali modifiche. Misurarsi quindi responsabilmente proprio con la scelta che si vuole offuscare: destra o sinistra? autoritarismo o democrazia? Bisogna scegliere. Il qualunquismo, sempre accompagnato all’attacco contro le proprie organizzazioni (sindacali e politiche), può solo diventare terreno di cultura di una destra demagogica e autoritaria.

4 commenti su questo articolo:

  1. ornella papitto scrive:

    Sono pienamente d’accordo con l’analisi. Ognuno diventi protagonista, nella quotidianità e non solo nelle vicinanze delle elezioni, per rivendicare invece di proporre soluzioni.

  2. Marcella Geraci scrive:

    Anch’io sono d’accordo. Un movimento non è forte solo se scende in piazza. Occorre scegliere una direzione per andare avanti ed un’eredità politica e storica alla quale rifarsi, anche confrontandosi in maniera critica sugli errori commessi.

  3. Elena G. scrive:

    I giovani hanno ottimi motivi per indignarsi e non credo per niente che la loro rivolta possa favorire una deriva a destra, al contrario, dovrebbe spingere a rivoluzioni politiche di altro genere.

  4. giusi scrive:

    I due schieramenti,quasi sempre,nella politica quotidiana,operano NON in collaborazione per il raggiungimento di obiettivi,anche minimi,o di soluzione di problemi…,ma in contrapposizione esplicita…oserei dire in guerre interminabili…,consumate spesso in salotti televisivi,con atteggiamenti da…prime donne…Non c’è da meravigliarsi,quindi,se gli elettori,dopo aver provato con la destra…e poi la sinistra..e ancora la destra..e di nuovo la sinistra…finiscano infine per prendere le distanze …da entrambi gli schieramenti….visto che il risultato è lo stesso…identiche le facce…Tale situazione spiega il proliferare delle liste civiche che…fingono di prendere le distanze dai diversi schieramenti ,considerato che gli elettori non ne possono più di chiacchiere…I giovani…come fanno a indicare percorsi…prendere parte attiva alla vita politica?????se sono capaci…portano questa loro capacità all’estero….a contribuire al progresso dei paesi che riconoscono i loro talenti(cosa che la loro nazione non fa!!!) Ed è proprio l’analisi e il confronto con altri Paesi che,nonostante la crisi,i problemi li risolvono…(a cominciare dalla spazzatura….che facciamo ridere anche i polli….) analisi che dovrebbe insegnarci qualcosa…..ma il guaio di noi italiani è….che siamo anche presuntuosi…e non abbiamo niente da imparare…intanto qui spesso restano….I RACCOMANDATI DI FERRO CHE SONO SOTTO GLI OCCHI DI TUTTI!!!!!

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