la morte del “male assoluto”

3 maggio 2011 di: Silvana Fernandez

Bin Laden è morto. La morte è un fatto concreto, il fatto più tangibile che ci sia, è un’assenza definitiva. Nel caso di Bin Laden non so se la sentiremo molto, perché poco avevamo sentito la sua presenza. Bin Laden era infatti per noi una cosa astratta, era il terrore che si manifestava in tanti fatti malefici, in tante azioni terroristiche. Era anche quelle nuvole di polvere che incoronavano le macerie delle torri gemelle, era le immagini di corpi squarciati e quelle di uomini, dal viso coperto e col braccio alzato, che inneggiavano a qualcosa che a loro dava forza e a noi provocava terrore. Bin Laden, per gli americani ed anche per noi europei, incarnava il male assoluto.

Un quotidiano estero a grandi titoli ha scritto: «Bin Laden è morto, petrolio più sicuro», affidando ad una sola persona, per di più defunta, grandi poteri di influenza su un mercato le cui oscillazioni sono spesso misteriose. In Italia una delle reti di Berlusconi ha fatto seguire la notizia, data in modo sbrigativo, con il filmato di una serie di macchiette con cui lo si imitava e lo si prendeva in giro perfino in Giappone. Spero sia stato solo un modo di esorcizzare la morte, ma è sempre un esempio di cattivo gusto perché un morto esige serietà. Tanta leggerezza si giustifica forse con il fatto che, così come da vivo non sembrava reale, ancora più inafferrabile appare la sua morte rappresentata, come la sua vita, solo da stralci di filmati, da foto sfocate. Adesso sugli schermi non vi è più quell’ uomo magro, simile ad un pastore afgano vestito di bianco, ma un tappeto eccessivamente macchiato di sangue, un’abitazione, non certo lussuosa, con letti disfatti ed in disordine e alla fine una bara che scende in mare.

Alcune voci cominciano a domandare se questa morte sia davvero avvenuta o no, si parla già della cattura come di un giallo. Ma questo non è importante, perché in verità è stata giustiziata l’incarnazione del male, ed è questo che dà un momento di sollievo. L’esperienza e tutte le religioni ci rendono sicuri che, fino al giorno del giudizio se ci sarà, convivranno in continua lotta i buoni e i cattivi. Avrete constatato come, appena chiuso il mare sul suo corpo, già si parla di atroce vendetta da parte dei suoi seguaci.

4 commenti su questo articolo:

  1. Silvia scrive:

    Bene voi credete che qualcosa cambierà? Qualcuno impersonerà ancora una volta il male, la morte è solo un vantaggio per la rielezione do Obama, un’altro nemico si farà avanti fra qualche giorno forse impareremo a temere la vendetta dei seguaci.

  2. luana scrive:

    sono d’accordo con Silvia, l’unica conseguenza certa è un aumento dei consensi nei confronti di Obama….e non so fino a che punto perchè la gente è ormai smaliziata e vuole delle prove che ancora non arrivano. Diverso sarebbe stato se tutto ciò fosse avvenuto qualche annetto indietro.

  3. gambusi scrive:

    Ricordiamoci che Bin Lader inneggiava alla “guerra santa”. Tutte le persone che non sono “mussulmane secondo Bin Laden” sono considerate “impure”, quindi o da convertire o da annientare.
    E’ stato (o è) un leader sanguinario, che ha affascinato tanti giovani, africani, americani e anche europei. E’ la forza dell’estremismo. Ma è caduto un mito. Non sarà facile sostituirlo.
    Non è civile festeggiare una morte. Possiamo essere invece contenti perché altre persone non moriranno più per ordine suo. Solo questo, per me, conta realmente.

  4. Paplo.R. scrive:

    Efficace: trattando con apparente distacco la morte ci fai riflettere come niente cambierà, almeno non per questa morte che è solo simbolico risarcimento, se l’aggressività dei terroristi è stimolata dalla vendetta uguali saranno gli attentati.

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