Lo stato del ben-essere

16 maggio 2011 di: Debora Collotta

Non è un mistero che tra i diritti inviolabili del cittadino, sia inserito all’art. 32 della Costituzione Italiana, quello alla salute. Di fatto si “obbliga” lo Stato a promuovere ogni opportuna iniziativa e ad adottare precisi comportamenti finalizzati alla migliore tutela possibile della salute. Il mantenimento di uno stato di completo benessere psico-fisico e sociale costituisce interesse della e per la collettività. E’ un impegno che ognuno è chiamato ad assolvere nel sociale per lo sviluppo e la crescita della società civile. Sto avendo l’opportunità di svolgere attività di servizio civile, sono volontaria presso un presidio ospedaliero. I compiti previsti dal progetto sono finalizzati alla promozione e prevenzione della salute, quest’ultima deve essere considerata più un mezzo che un fine e può essere definita come una risorsa di vita quotidiana che consente alle persone di condurre una vita produttiva a livello individuale, sociale ed economico. Come disse John Kenneth Galbraith: “ Con l’aumento del benessere, tutti si rendono contro, prima o poi, di avere qualcosa da difendere”. Abbiamo in Italia il migliore sistema sanitario ed è bene accorgercene e renderlo per davvero efficiente. Io sto provando a dare il mio contributo in tal senso e mi domando sempre di più il perché di questo clima disinteressato e ingiustificato.  Pochi giorni fa ha suscitato polemiche il ritardo dell’ambulanza chiamato in soccorso per il giornalista Lamberto Sposini. Questo mi ha dato lo spunto per riflettere sull’opportunità di dissentire all’inadeguatezza di ciò che ci spetta, quando in prima istanza siamo coinvolti. Non bisogna guardare dall’esterno! Bisogna tenere in considerazione che non bisogna preoccuparsi solo di “curare”, bensì prima ancora di garantire il benessere. In Cina il medico viene pagato quando la gente sta bene e si sottopone alle visite e i controlli previsti per la prevenzione. Se qualcuno si ammala, il medico va da lui per curarlo, e per quella visita non viene pagato, perché non è stato in grado di evitare che la malattia insorgesse.

Le ricerche e i mezzi per protenderci verso tal fine devono essere incoraggiati per il bene comune.

1 commento su questo articolo:

  1. giusi scrive:

    Interessante il sistema adottato in Cina nella retribuzione dei medici…Penso ai riscontri positivi che sicuramente si otterrebbero anche in altri settori lavorativi se i risultati conseguiti fossero tenuti nella dovuta considerazione…… ai fini retributivi….Purtroppo proprio la sicurezza del posto di lavoro,per alcuni ,costituisce il mezzo per garantirsi….un tranquillo assenteismo….per motivi di salute….. magari per tenersi attivamente impegnati nell’azienda familiare…Penso in questo momento alla scuola in cui, non il corpo si cura ma lo spirito , l’intelligenza,l’affettività,la sicurezza,le abilità,le capacità relazionali,comunicative…..e chi più ne ha più ne metta…..in sintesi tutte le sfaccettature del futuro uomo…Ebbene in un campo così delicato non immaginiamo minimamente i danni che possono essere arrecati da un’azione poco accorta o addirittura assente….danni che hanno l’aggravante di non essere immediatamente visibili…..come succede per le malattie fisiche…..

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