una piazza una domanda

1 maggio 2011 di: Rosanna Pirajno

Ci sono conti che non mi tornano, in questo fine settimana. Oggi è il primo maggio, festa dei lavoratori per noi, labour day per i paesi anglosassoni che il lavoro proprio se lo scordano in questo giorno, e noi invece no: oggi molti lavoratori del commercio stanno dietro i banconi a servire clienti ché con la crisi the show must go on, non c’è santo. Anzi no, proprio oggi c’è il raduno a Roma di un milione di pellegrini in preghiera per la beatificazione lampo – appena sei anni dalla morte – di papa Wojtyla. Proprio oggi, con la confluenza di altre migliaia di pellegrini laici in piazza S. Giovanni per il tradizionale concertone dei sindacati Cgil, Cisl, Uil (di nuovo riuniti? pace fatta?), non è una strana coincidenza?

Oggi dunque il Papa ha fatto Beato Karol Wojtyla per meriti indiscutibili, dicono che sapeva parlare ai giovani anche se il teologo Hans Kung dice che no, era «uomo autoritario che rifiutava il dialogo», vai a capire. Del resto, dopo aver fatto strage di eretici e pagani, dopo aver sobillato una ciurma di fanatici assatanati di «Dio è con noi» a fare a pezzi nel 415 d.C. la filosofa e scienziata Ipazia d’Alessandria figlia di Teone, lei troppo libera pensatrice per piegarsi ad un pensiero unico fosse pure il Cristiano, lui, il vescovo Cirillo dai meriti indiscussi, la Chiesa lo proclama Santo. Nessun Papa ha chiesto perdono a Scienza, Cultura, Libertà di Culto, per il delitto di Ipazia e del Pensiero Libero.

Oggi primo maggio, quei negozi e centri commerciali aperti «per i turisti» – come dice il sindaco di Firenze – o per «animare le città» come dice chi ne scambia l’anima con le vetrine luccicanti, queste aperture festive consumano energia come un’astronave: energia di persone che avrebbero diritto di spenderla in famiglia almeno la domenica, energia elettrica che nei restanti giorni ci dicono non basta, perciò ci vuole il nucleare. Il pasticcio della moratoria, che però «noi andiamo avanti lo stesso con il programma delle centrali nucleari che sono sicurissime che pure Veronesi dice che ci dormirebbe accanto», è un trucco che noi sperti abbiamo sventato, quindi tutti al voto al voto il 12 e 13 giugno prossimo per dire Si al referendum contro: le centrali nucleari, la privatizzazione dell’acqua bene pubblico, il legittimo impedimento che mette un certo «culo flaccido» al riparo dai processi. Se il quorum è con noi, ci proclamiamo da soli Santi di Cittadinanza Attiva.

Piazza S. Giovanni è ancora stracolma di giovani che si inebriano di bella musica e parole incoraggianti – La storia siamo noi, la Storia la Patria il Lavoro – aspettando e sperando che lavoro e futuro non svaporino, che scuola ricerca sanità cultura terra occupazione a 150 anni dalla Unità d’Italia stiano al centro delle attenzioni del governo, magari di un governo tutto nuovo e diverso, e anch’io, dopo Fratelli d’Italia da brividi intonato in apertura da Eugenio Finardi e Marcorè scoppiettante e tricolori e allegria e pugni chiusi e magliette no nuke e cantanti e complessi musicali che viene il cuore, mi interrogo. Ma se questo è il Paese reale, di gente giovane bella generosa intelligente preparata orgogliosa cosciente (responsabile no, non si può più dire), perché alle elezioni si perde?

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