apologo della città giusta, pulita, ordinata

27 giugno 2011 di: Marco Pomar

C’era una volta un ristorante. Ampio, elegante, due sale, una esterna e una interna, cucina discreta, servizio lacunoso, costi popolari. Era uno dei ristoranti più frequentati della città, anche perché l’unico. A volte il cuoco serviva piatti un po’ freddi, specie il lunedì, altre volte i clienti portavano via le coppe del dessert, ma solo per avere un souvenir del ristorante. Un bel giorno i camerieri decisero di entrare in sciopero, dal momento che non vi era certezza sul loro futuro. Si rifiutarono di portare le pietanze ai clienti, pur continuando a timbrare il cartellino, per non risultare eccessivamente indisponenti. Il cuoco continuò a cucinare, i tavoli rimasero apparecchiati e la gente restò fuori affamata. Fino a quando alcuni di questi clienti, pur di non rinunciare ai manicaretti già pronti, decisero di improvvisarsi camerieri, di pulire da cima a fondo la sala, di servire ai tavoli, di tenere i bagni in ordine, e, chi aveva tempo, anche di mangiare.

Il ristorante fai da te ebbe un grande successo, il servizio risultò assai migliore di prima, e altri clienti si vollero unire rendendosi utili prestando il loro servizio in favore della comunità. In breve ci si rese conto di come, facendo poco per gli altri ma facendolo tutti, non ci sarebbe più stato bisogno dei camerieri. Qualcuno si offrì anche di fare dei dolci, una signora propose il suo leggendario polpettone che andò ad arricchire il menù, un’altra ricamò tutte le tovaglie, dando al locale un tocco retrò, ma apprezzato. Ci furono sempre quelli che protestarono per il mancato servizio canonico, che ruppero le porte dei bagni per puro vandalismo, che incrociarono le braccia digiunando per protesta. Alcuni camerieri minacciarono ritorsioni, semplicemente per la constatazione amara di non essere più indispensabili. Il grosso della popolazione, però, si ribellò ai vandali, ai prepotenti e ai ricattatori, facendo leva sulla forza delle idee giuste propria e della maggioranza. Questa ribellione degli onesti fu l’occasione per migliorare la vita della città, come una presa di coscienza collettiva del proprio potere costruttivo opposto alla negatività delle proteste sterili e della violenza dei ricatti.

Migliorarono i servizi perché la gente pretendeva diritti senza scordarsi dei doveri. La città diventò in breve tempo pulita, civile, giusta e ordinata, dietro l’esempio del ristorante fai da te. Ma questa forse non è più una favola. Questa è una storia di fantascienza…

(George Grosz, Untitled 1920)

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