bada a come parli!

15 giugno 2011 di: Daria D’Angelo

Ripresa da un vecchio film di Moretti, veniva molto citata una domanda che fece eco negli anni, la faceva lui, con il suo tono unico e velatamente sarcastico: «Ma come parli?». Sentendo parlare oggi, con un linguaggio pieno di compiacenze, reiterazioni e brutture, l’attualità è evidente. Il “come si parla” è sempre più marcatamente una modalità di impronta mediatica, una concentrazione di parole vecchie e una ripetizione costante che provoca noia e distacco, ma – cosa più grave – è anche segno di malattia degenerativa della vita pubblica che si esprime, ormai, con un linguaggio stereotipato e kitsch, e proprio per questo diffuso e bene accolto. Sono molti i nuovi luoghi comuni passati nella lingua di tutti: “scendere” in politica, “zingaropoli”, “Prima Repubblica”, “assolutamente”, “le tasche degli Italiani”.

Per non parlare, poi, della semplificazione e banalizzazione dei problemi comuni, della rassicurazione a ogni costo, delle promesse dell’impossibile. Citare la “società civile”, invece, avrebbe un senso, ma solo se si finisse di delegare ad alcuni dei nostri politici le battaglie, e si evitasse di fare sottomettere alle ragioni personali di rivalità tutto ciò che rischia di sfuggire al loro controllo. Come spesso succede, alla fase “eroica” iniziale subentra la fase del compromesso, ma dipende da noi, alias da ciascun cittadino, che in Italia vinca la società e non i politici e i loro slogan, insistendo sulla concretezza delle buone proposte, sui provvedimenti per il malaffare, la corruzione e la distruzione. Si possono organizzare risposte adeguate al disastro civile e ambientale che in questi ultimi anni ha raggiunto proporzioni enormi, rendendo il nostro un paese isterico e imbecille incancrenito sulle discussioni del “nulla”.

L’Italia ha bisogno di un punto di riferimento, gli indignati ora sono “esasperati” dai toni, dalle parole e dall’inquinamento dell’ambiente e del linguaggio. Fuori da ogni inutile illazione questo paese, per salvarsi, ha soltanto bisogno di essere governato; non può reggersi solo sulle spalle di impiegati e pensionati, cittadini che non hanno più fiato né tempo da perdere con parole inutili, perché purtroppo ne conoscono molto bene solo una: “Tagli”.

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