continua il dramma dell’emigrazione

17 giugno 2011 di: Marcella Geraci

Il “caso Cie” in Basilicata fa riflettere sulle condizioni effettive dei migranti: ospiti o reclusi? Esiste infatti più di un termine per occuparsi dello stesso fenomeno, a seconda delle angolature attraverso le quali lo si inquadra. Le persone arrivate in Italia da contesti di povertà e di guerra sono ad esempio definite in diversi modi: extracomunitari o disperati. Ancora immigrati, migranti, stranieri, marocchini, tunisini, nordafricani, in relazione alla nazionalità che prevale in un determinato periodo. Ragionando in buona fede, occorre certamente servirsi di termini specifici per tentare di interpretare un fenomeno collettivo. Non si deve però dimenticare che i flussi migratori sono un puzzle composto da migliaia di volontà individuali e da altrettante situazioni di partenza.

Quella di emigrare può essere una decisione individuale o una scelta nata nel contesto familiare, sostenuta da apposite reti di solidarietà nel paese di provenienza e in quello di destinazione. Ma le reti di solidarietà non producono soltanto vantaggi per il migrante, visto che un individuo può anche trovarsi imbrigliato in legami costrittivi e troppo rigidi nei confronti dei propri connazionali. Attraverso le reti di solidarietà si alimenta infine una vera e propria “etnicizzazione” del mercato del lavoro.

Le migrazioni possono essere internazionali o avvenire all’interno di uno stesso paese o di una stessa regione, come la storia italiana, dalla metà degli anni quaranta fino alla fine dei settanta, dimostra. All’interno delle migrazioni internazionali che caratterizzano i nostri anni, le tipologie di spostamento sono infine le più diverse. Esistono infatti le migrazioni temporanee per motivi di lavoro o quelle definitive. Ancora, le migrazioni di individui altamente qualificati dal punto di vista professionale, fenomeno alimentato anche dal fior fiore dei ricercatori italiani, all’estero per cercare migliori condizioni di lavoro. Le migrazioni dei rifugiati e dei richiedenti asilo; le migrazioni forzate e quelle per ricongiungimento familiare e di ritorno. Morale della favola, dietro un termine utilizzato per indicare un intero gruppo di persone esistono percorsi esistenziali paralleli, ma molto differenti fra loro.

Commenta questo articolo:







*
AdvertisementAdvertisementAdvertisementAdvertisement