tornare collegiali, per un giorno

19 giugno 2011 di: Ersilia Mazzarino

Questa giornata l’avevo già vissuta e descritta nel tema che nel lontano 1955 l’insegnante di Lettere, Alda Filippone, aveva proposto a chiusura del trimestre: «Immagino…» era il titolo, uno di quelli che assegnava per farci scrivere in libertà. Io avevo scelto di immaginare il mio ritorno in collegio, con tutte le mie compagne 50 anni dopo. E mentre scrivevo cinquanta provavo un brivido da archeologa, ritenendo infinito il tempo a venire.

Invece è arrivato e «l’immaginazione produttiva» si è fatta “riproduttiva”, come scrive Sartre nel saggio su L’immaginazione. Ma questa volta, la seconda, è stata più emozionante e intensa della prima! Eravamo tutte presenti: dieci fisicamente, le altre, col pensiero e nel cuore con noi. A superare ogni aspettativa c’era la nostra prediletta professoressa di Lettere, sì, la stessa del tema di 56 anni prima!

Puntualissime, alle 11, abbiamo varcato la soglia del nostro Educandato Maria Adelaide e raggiunto il salone Bordiga attraverso quella scalinata di marmo che unisce imponenza a eleganza e mostra subito che non in un collegio qualunque si sta entrando. Il chiacchiericcio, l’accavallarsi dei discorsi si è subito sintonizzato sulle onde della goliardia trascorsa, con toni e gridolini in un’allegra confusione che impediva perfino di intendere il senso delle parole. Ma il “senso” forse era proprio questo! Siamo state accolte e subito omaggiate dei gagliardetti dell’Educandato dalla preside Francesca Traìna, per me già da tempo certezza di amicizia e affetto; per le altre nuova conoscenza, in pochi minuti però “riconosciuta”. Infatti non ci ha offerto solo simpatia e ospitalità, ma autentica immedesimazione, come se facesse parte del nostro gruppo da sempre e stesse condividendo il nostro momento, dedicandosi interamente a noi e accompagnandoci nel giro dell’edificio per presentarci quanto il tempo ha trasformato, per le mutate necessità didattiche e organizzative della vita collegiale, e quanto è rimasto a custodia della tradizione e del prestigio passati.

Osservavo me stessa, la nostra insegnante e ciascuna compagna: tutte stavamo vivendo lo stesso tentativo di riannodare presente e passato e notavo, compiaciuta, che nessuna cedeva alla retorica sentimentale, ma accettava e giustificava i nuovi interventi e riusciva a riappropriarsi di ogni cosa, pur aggiungendovi a sua volta, «l’in più di ieri», per dirla con Vittorini, che, come in ogni ricordo, non consente la replica, ma vi aggiunge quanto vi si è sovrapposto, appunto “l’in più” dell’esistenza frattanto vissuta.

Con queste ”lenti” abbiamo rivisitato corridoi, classi, sale e salette, i due lussureggianti giardini: delle palme – ahimè – uccise dal punteruolo rosso, ma già sostituite da nuovi trapianti – e delle rose, con la sua perdurante aria di mistero e di sempre possibili scoperte; e ancora i laboratori di informatica, di lingue, di scienze rimasto ancora quest’ultimo, sotto il vigile sguardo.., pardon.. orbita di Casimiro, lo scheletro che, di generazione in generazione, le collegiali hanno studiato e coccolato con amore; la sala danza e quelle musicali, la cappella, consegnata alla letteratura e al cinema da Dimenticare Palermo di Charles Roux; il teatro e la sua platea arricchita da arazzi, dipinti e cimeli, sotto “il tondo della regina”, che dà il nome e oggi il “logo” all’Istituto; i dormitori non più enormi saloni dai bianchi lettini chiusi dalle ”strette”, ma intime stanzette, con servizi e acqua calda; l’infermeria, le cucine ed infine quel prezioso gioiello che è il refettorio, dalle maioliche di Vietri e i grandi lampadari di Murano.

In quest’ultimo la sorpresa finale della tavola addobbata con lusso e raffinatezza in nostro onore, con un centro di sculture vegetali degno di un banchetto nuziale e segnaposto deliziosi di verdure e fiori in miniatura. Poi, un vero banchetto, come descritto nel menù personalizzato, con portate genuine e calde di forno, servite con particolare garbo e fragranti di profumi ancora più evocatori delle madeleine di proustiana memoria. È proprio vero: ricordare è il privilegio più grande che il Tempo ci abbia donato!

3 commenti su questo articolo:

  1. ersilia mazzarino scrive:

    grazie siete state davvero “sorelle”a valorizzare questo nostro momento felice, tanto da ritenerlo degno di una condivisione pubblica.Affettuosi saluti Ersilia Mazzarino

  2. Questo momento merita di essere condiviso perché rispecchia l’autenticità e la bellezza di sentimenti che il tempo non può cancellare quando essi sono forti e sinceri; in tal senso rappresenta una delle più belle “lezioni” che la vita continua a darci in tempi in cui sentimenti e ideali attraversano crisi profonde. Sono stata testimone partecipe di quella giornata in cui le ex collegiali hanno vissuto la gioia di ritrovarsi nel luogo della loro adolescenza e di parte della loro giovinezza. Sento di doverle ancora ringraziare per questa loro presenza gioiosa e “birichina” che ha coinvolto non solo il mio cuore ma quello dell’intero Educandato.

  3. Virginia scrive:

    bello questo articolo, tocca qualche cosa di profondo,anche se conosco le circostanze parla di sentimenti e crea un’atmosfera magica…

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