se non ora, quando affrontare materie urticanti?

15 luglio 2011 di: Mila Spicola

Siena, il bicchiere mezzo pieno. Direi a tre quarti. I tre quarti del movimento “Se non ora quando” consistono nella, finalmente, visibilità delle donne, dei visi delle donne, dei pensieri delle donne, dei problemi delle donne, della dignità delle donne. Perché visi, pensieri, problemi e dignità li abbiamo e li abbiamo avuti sempre, era l’ascolto degli altri a latitare. Sommerso da altre parole, sottilmente nemiche, da altre luci. Sono carsiche le donne, la difesa di loro stesse. Non abbiamo mai smesso di parlare, di difenderci, di esserci. E io concordo. Oggi ci vedono, questo è il merito di “Se non ora quando”. Non basta, oggi facciamo rete. Grazie alla rete. Oggi facciamo la rivoluzione, quella che sappiamo fare. Però dobbiamo farla fino in fondo e recuperare una radicalità che ancora non intravvedo nel movimento di SNOQ. Eccolo il quarto del mezzo vuoto: la paura di compiacersi troppo, di aver guadagnato un palco, mi sembra in agguato ed è bene fare un punto.

I temi delle donne, ne sono convinta, non sono i “temi delle donne”, ma sono i temi dei diritti. E nel caso delle donne, sono tantissimi i diritti offesi. Non ho mai creduto a una sottintesa e proclamata superiorità di genere, così come mi sono sempre battuta contro qualunque tipo di inferiorità che non fosse quella della stupidità: che sappiamo bene essere trasversale. Certo l’ansia di difenderli è tale e tanta, e le nostre condizioni così oltraggiate che vien voglia sempre di saltar sulla sedia a viso alto per stare un gradino al di sopra delle teste, per reazione. Beh no, noi dobbiamo difendere la soggettività e l’universalità dei diritti, sempre e comunque al di là della lusinga del genere, perché ci si ritorce contro. Ed eccolo il pericolo, a Siena come altrove: la lusinga della differenza che affascina quando è positiva, ma uccide quando è negativa. Siamo diverse certo, ma mai differenti. Siamo uguali e molteplici. E’ difficile da spiegare, io mi ci trovo costretta nella pratica quotidiana dell’aver «tra le mani» circa 250 adolescenti l’anno, ragazzi e ragazze, ed è per loro che mi costringo a quella pratica difficilissima: lo spiegar l’uguaglianza dei diritti, delle dignità, della differenza e della varietà a facce e occhi che osservano sgomenti e sorpresi perché «nessuno mai…». Un pezzettino del quarto di assenza senese, nei tre quarti di splendida condivisione di esperienze, è stata la costatazione lampante che non si è parlato di educazione e di educazioni: tema assolutamente prioritario oggi per una sana valutazione della modalità di trasmissione e formazione della coscienza di sé in un adolescente, e dei delicatissimi rapporti tra ragazzi e ragazze. Un mondo sconosciuto alla maggioranza delle madri come dei padri. Aggiungerei la parola terrore, se non sapessi nel profondo che duole così tanto da causare ringhi di disapprovazione in tante delle mamme che leggono. Non è una colpevolizzazione, ma il necessario riconoscimento e presa d’atto di un’urgenza non più procrastinabile.

Non s’è parlato di educazione e nemmeno di educazione sessuale. E non so quante delle donne di Siena sanno che l’età media del primo rapporto sessuale in Italia si è abbassato a 14 anni, e che il 70% degli adolescenti «non ha mai parlato di sesso con un adulto». Parlato. Figurarsi di sentimenti, di amore, di desideri. Perché visto, osservato, sentito…vissuto…il sesso delle adolescenti…hai voglia, e da chi lo sappiamo benissimo. Media concentrati a far mercato, figurarsi se pensano solo vagamente a suggerire consapevolezza di sé, del proprio corpo, delle relazioni tra i sessi che non siano solo sessuali…non ho sentito interventi sul tema come di cose «di trascurabil importanza». Ed è così: se solo a pochissimi genitori viene il dubbio che parlarne sarebbe un bene, se solo a pochissimi insegnanti viene il dubbio che il tema merita anche un interesse istituzionale. No, di questo nessuno ha parlato, ché forse è un nervo troppo scoperto e dolorante da tener manifesto. Ecco, il salto che vorrei si facesse adesso nel movimento delle donne: quello di parlar chiaro e di affrontare i temi che potrebbero dividerci, ma che se non si affrontano qualcuno ci ruba. Mettiamoci dentro i temi eticamente sensibili e che attraversano il corpo e la vita delle donne: l’aborto, la procreazione assistita, il fine vita e il tema della cura connessa, la Ru486, la prostituzione (perché no) …e poi aggiungo e ribadisco il tema dello iato enorme tra ragazzi e adulti su questi temi, ..tutto tace, perché poi, invece, la realtà dipinge altro a volerla esaminare. Sono drammi esistenti di cui difficilmente si ricercano le giuste radici per paura che crescano fuori dai nostri piedi. Vada detto. Ho come avuto l’impressione a Siena che c’erano dei temi importantissimi “politicamente corretti” giustamente affrontati e trattati, il lavoro, la violenza, le discriminazioni di genere…e altri, “pericolosi”, “scomodi”, forieri di “divisioni”, che sono stati sottaciuti e messi da parte. Ma tutto parte da lì, direi. Coraggio dai, apriamo anche quei cassetti e andiamo oltre. Se non ora, quando? Adesso. Urlavamo. E adesso? Adesso non si molla.

2 commenti su questo articolo:

  1. Marcella scrive:

    Concordo pienamente con te. Il tema delle donne è quello dei diritti. E concordo anche sulla necessità di “aprire tutti i cassetti”, anche quelli ritenuti politicamente scorretti. I passi da fare sono ancora molti ma intanto, complimenti, bell’articolo.

  2. ornella papitto scrive:

    Profondo. Un articolo da condividere dall’inizio alla fine. Da quasi sessantenne sento il mondo degli adulti lontano come avessi ancora quindici anni: falso, ipocrita, autoreferenziale, conservatore, lontano dal desiderio di esplorazione tipico del mondo dei giovanissimi. E lì, se guidati male, o non guidati, si celano per loro i peggiori inganni.
    E’ una società vecchia, non solo invecchiata.
    Abbiamo necessario bisogno dei giovani, perché solo loro possono indicarci la strada verso l’equità, la coerenza e la trasparenza.

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