se non ora, quando dimezzare le indennità ai parlamentari?

12 luglio 2011 di: Simona Mafai

Nell’ambito delle discussioni sulla manovra finanziaria, tendente al risanamento dei conti pubblici in Italia (richiesta anche dall’Europa), si comincia a parlare della necessità di ridurre i cosiddetti “costi della politica”. In quest’ambito, sulla spinta di un certo spirito qualunquista, spuntano proposte discutibili, che potrebbero ridurre la vitalità democratica del paese. Non condivido ad esempio la proposta di abolizione dei comuni troppo piccoli: perché i meccanismi elettorali sia pure a livello minimale, costituiscono comunque un “respiro” di partecipazione democratica di cui non devono essere depredati cittadine e cittadini, sia pure abitanti in piccole comunità.

Ma quello che emerge con clamore sono i grandi costi della politica: della Camera dei Deputati, del Senato, degli organi costituzionali e delle Authority, delle consulenze, delle partecipazioni nei Consigli di amministrazione di aziende pubblico-private, dei rimborsi elettorali ai partiti. Ci sarebbe da tagliare ampiamente dovunque! La discussione è aperta; i numeri sono sul tavolo; ed è bene acquisirne consapevolezza. In questa nota ci limitiamo a segnalare la questione delle indennità ai parlamentari (di cui si è già parlato su questo sito). Esse costituiscono una parte non grande del totale dei costi della politica (1,7 miliardi su 23 miliardi), ma la loro riduzione avrebbe un forte valore simbolico, in un periodo di crisi come quello che sta attraversando il paese. Si parla di un adeguamento al livello europeo, il che significherebbe un loro quasi dimezzamento. Infatti (dati pubblicati sul “Sole 24 ore” dell’11.7.011) la media europea delle indennità ai parlamentari è di € 5.339 mensili; quella dei parlamentari italiani è di € 11,704 (la più alta d’ Europa).

Per quanto riguarda le indennità dei deputati/consiglieri regionali, si registrano alcune diversità. Con una certa sorpresa si rileva che indennità e rimborsi dei deputati regionali siciliani (valutati in € 9.578 mensili) non sono i più alti d’Italia. Veniamo superati dalla Lombardia (€ 9.664), dal Molise (€ 9.703), dalla Puglia (€ 10.433), dalla Campania (€10.817), dalla Calabria (€ 11.316) e dalla Sardegna (€ 11.417). Non siamo dunque, come siciliani, i campioni degli sprechi.

Nella legge di bilancio in discussione in questi giorni alle Camere (e sottoposta, come si sa, a modifiche ed emendamenti) si invitano Camera e Senato «a deliberare autonomamente» una riduzione di spesa, con riferimento alle spese di personale. I risparmi, è proposto, andranno al bilancio dello Stato, che li dovrà destinare a interventi «per la fame nel mondo, per l’assistenza ai rifugiati, per i beni culturali». La riduzione delle indennità ai parlamentari nazionali determinerebbe quasi automaticamente la riduzione di quelle dei colleghi regionali, le cui indennità vengono parametrate a quelle dei parlamentari nazionali. Si dovrebbe quindi realizzare anche qui una riduzione di circa il 50%. Ci si riuscirà?

(lui dorme, lui gioca, lei trama…e io pago!)

Commenta questo articolo:







*
AdvertisementAdvertisementAdvertisementAdvertisement