bene (detto) il Papa, a Berlino

25 settembre 2011 di: Rita Calabrese

Atteggiamenti contrastanti tra la gente e nella stampa per la venuta del Papa nella capitale tedesca: non sempre paziente rassegnazione per il centro blindato e bloccato ancora una volta subito dopo la contestata presenza del premier turco, indifferenza e diffidenza per il capo assoluto del cattolicesimo in una città trasgressiva e libertaria che nei secoli ha accolto ugonotti ed ebrei. Netta la divisione tra la visita ufficiale del capo di Stato e quella della somma autorità del cattolicesimo, culminata nel bagno di folla all`Olympiastadion, con un’attenta (se non maliziosa} analisi dei discorsi e dei gesti al di là dell´ufficialità, da parte della stampa progressista. L’accenno a «difficili svolte della vita personale» da parte del Presidente Federale Christian Wolff, cattolico divorziato ed escluso dolorosamente dai sacramenti (anche il cattolicesimo qui è rigoroso) e la foto con moglie e figli dei diversi matrimoni in una sempre più diffusa forma di famiglia “patchwork”, nonché il saluto del sindaco Wowereit, gay dichiarato con compagno ufficiale, trionfalmente rieletto per il terzo mandato pochi giorni fa, sono apparsi la rappresentazione della Germania moderna e vincente.

Grande l’attesa per il discorso al Bundestag, diplomatico, abilmente articolato, ricco di citazioni con la consumata retorica del papa teologo. Se quasi unanimemente è stato apprezzato il riferimento alla molteplicità dell’ìdentità europea, «nata dall’incontro tra Gerusalemme, Atene e Roma, tra fede nel Dio unico di Israele, ragione filosofica dei greci e pensiero giuridico di Roma», con buona pace delle semplificazioni facilone dei nostri molto meno eruditi politici, per rimanere in tema, la citazione da Sant’Agostino «lo Stato non deve essere trasformato in una banda di Malfattori», è stato letto da molti come precisa allusione all’Italia che, come è noto, ultimamente non gode di buona fama da queste parti.

L’omaggio ai movimenti ecologisti come espressione di una nuova relazione con la natura, che però «si deve tutelare e non si può manipolare a piacere» ha suscitato entusiasmo dei Verdi ma ha anche portato allo scoperto il punto controverso: l’atteggiamento conservatore rispetto alla realtà. Fin dall’aeroporto di Tegel e poi in corteo da Potsdamer Platz a Bebelplatz lungo Unter den Linden, si è sviluppato il fronte della contestazione, con striscioni e cartelli fantasiosi che oltre alle associazioni di omosessuali e di libera scelta della maternità ha visto la presenza di un’illustre teologa come Uta Ranke- Heinemann denunciare l’arretratezza della chiesa cattolica in materia di etica sessuale, ma soprattutto deprecare il silenzio sugli abusi sessuali nelle istituzioni cattoliche, un tema che tiene banco da tempo nella stampa e nell’opinione pubblica tedesca. Altro argomento scottante, il rapporto con la chiesa luterana. Al di là delle impressioni singole (ciascuno/a registrerà gli echi di questo viaggio secondo la sua particolare cultura e sensibilità), si sono indubbiamente registrati atteggiamenti inconsueti e riflessioni in parte innovatrici.

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