il cuore grande delle ragazze affascina Pupi Avati

26 novembre 2011 di: Rita Annaloro

Torna alla campagna Pupi Avati con questo film dai contorni sfumati e dai toni leggeri, dopo l’amaro racconto dell’Italia di oggi nel “Figlio più piccolo”. Torna a parlare di matrimoni, sesso e convenzioni sociali in una società contadina, come già aveva fatto in altre occasioni (La seconda notte di nozze, 2005), forse per nostalgia verso un passato in cui anche le situazioni familiari più drammatiche si risolvevano da sé, con una morte serenamente accettata da tutti o con un gesto d’amore che alla fine riproduceva le condizioni essenziali alla sopravvivenza di quel mondo. La storia di Carlino, affascinante figlio del mezzadro, nullatenente e analfabeta oggetto di transazione matrimoniale per una delle due figlie del sig. Osti, proprietario terriero, oggi non ci stupisce, ma probabilmente ribalta il cliché tradizionale della donna di umili origini “venduta” al padrone per la salvezza della famiglia.

Carlino non viene venduto, lui si venderebbe in cambio di una Motoguzzi, con cui potrebbe praticare ancora meglio il suo sport preferito di seduttore, ma quando vede comparire in casa Osti la bella figlia adottiva del padrone, manda al diavolo ogni buon proposito e la preferisce alle sue poco attraenti sorellastre. Qui ancora una volta Pupi Avati ribalta il cliché: le due sorellastre di Francesca sono ben diverse dalle sorellastre di Cenerentola, non mostrano nessuna invidia nei confronti della fortunata prescelta da Carlino, anzi si adoperano per convincere il padre ad acconsentire al matrimonio. Perché hanno un cuore grande, dice il film, come le loro madri, come la madre di Carlino, che ha sempre accettato con serenità le infedeltà del marito, cui in punto di morte viene fatta “sentire” la figa di una donna, sperando che questo antico rimedio gli faccia passare l’infarto. Ma i tempi cambiano e Francesca non ha la stessa generosità della suocera nel perdonare l’infedeltà coniugale e quando scopre che il marito ha trascorso la loro Prima Notte di Nozze con un’altra, lo abbandona risolutamente.

Il regista mescola sapientemente i momenti drammatici con delicate scene ironiche che ci riportano alla memoria uno stile di vita di cui ora sorridiamo, anche se sono certa che anche oggi ogni sposa al suo primo, e forse anche secondo matrimonio, sarebbe sconvolta dalla sparizione della coppia di sposi di zucchero che deve troneggiare sulla torta nuziale.

4 commenti su questo articolo:

  1. Silvia scrive:

    A me è sembrato uno dei migliori di Avati, questo ribaltare i ruoli e le convenzioni è la cosa più interessante.

  2. Iole scrive:

    Avrei preferito che non raccontassi la trama di questo film che avrei voluto vedere…ma…hai detto proprio tutto con dovizia di particolari e mi hai tolto il gusto di andarlo a vedere..Per il futuro, se continuerai a recensire film, non raccontarli altrimenti non fai un buon servizio al film, all’arte e a chi, come me, oggi sceglierà di andare a vedere un altro film.. Pupi Avati non ringrazia certamente. scusami se sono stata sincera e diretta.

    • Rita Annaloro scrive:

      Peccato che non andrai a vederlo: c’è molto altro nel film, finale incluso, che sono sicura riusciresti ad apprezzare da sola.

  3. silvana scrive:

    Pupi Avati non fa un film con trama il racconto viene fuori in maniera leggera e ironica nel percorso dei personaggi e poi il finale è a sorpresa, vai a vederlo Iole, ti piacerà!

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