Gi.U.Li.A.: una storia tra le tante regalate da Se non ora quando

14 dicembre 2011 di: Elena Ciofalo

La rete Se non ora quando che ha lavorato a Torino per un comizio di più di due ore in Piazza Castello lo scorso 11 dicembre mi ha regalato tante idee, discorsi, storie e spunti di riflessione.

Intanto mi ha ricordato i motivi per cui la “partecipazione” è bella: perché quand’è sincera, vera, magari quando le oratrici improvvisate si bloccano davanti al microfono perché emozionate davanti alle persone in piazza, quando è animata dalla pura voglia di esserci, comunicare e condividere, riesce a connettere tutti quanti, regalando emozioni.

È stato in occasione di questa domenica in piazza Castello che ho conosciuto l’associazione Gi.U.Li.A., presentata dalla giornalista de La Stampa Alessandra Comazzi. Gi.U.Li.A., la rete delle giornaliste unite libere, nasce ufficialmente il 5 dicembre raccogliendo circa quattrocento giornaliste italiane. Tra le firmatarie figurano anche Natalia Aspesi, Maria Luisa Busi, Giuliana Sgrena, ma soprattutto sono tante le precarie e freelance che hanno deciso di aderire al movimento.

Al di là delle giuste e attuali rivendicazioni come l’eliminazione delle disparità sul posto di lavoro e il miglioramento della rappresentazione della donna nei media, e delle riflessioni sociali e culturali più ampie condotte da professioniste del settore giornalistico, la nascita di un altro movimento declinato al femminile che mette in rete una pluralità di esperienze è sintomo di risveglio della consapevolezza di genere.

Da un discorso di Alessandra Mancuso, tra le giornaliste fondatrici della realtà, in occasione del comizio dell’11 dicembre a Roma, sono chiari gli intenti della rete Gi.U.Li.A.:

“Dobbiamo, uscire dalla fiction ‘Pupe e Papi’. Una rappresentazione che ci umilia e ci offende. Nei quotidiani, in televisione, nei settimanali femminili: basta parlare solo di rughe, diete, tacchi a spillo. E non è solo un problema di donne: tutta la società che non viene fuori, non è raccontata. Siamo stanche e stanchi, donne e uomini. E non ne possiamo più noi giornaliste. Vogliamo fare inchieste, disturbare i potenti. Parlare degli scandali, delle caste. Di chi è responsabile di questa crisi e di chi la pagherà di più. Dei più deboli di cui non si parla”.

Gi.U.Li.A. si è organizzata anche in un sito ricco di dibattiti interessanti, http://giulia.globalist.it .

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