il senso dei nostri auguri

24 dicembre 2011 di: Francesca Traìna

Sappiamo forse poco per spezzare parole al vento di dicembre o forse sappiamo troppo per parlare ancora ed inventarci nuove ogni mattina per affrontare la fatica della vita. Quali parole sappiamo diverse – da quelle negli anni ripetute – per dire alla speranza, al desiderio, al sogno, alla vita… che tenacemente resistiamo nell’atto di dolore d’una deriva planetaria? La banalità potrebbe esprimere semplici auguri per il natale che si appresta, per l’anno che si annuncia tra il nuovo e il già noto, già dato, già detto. Non si può augurare e sperare che tutto cambi, perché che cambi tutto dipende da noi e da noi soltanto.

Così affidiamo alle parole scritte da Anna Maria Ortese nel 1980 quanto noi non avremmo saputo dire meglio. Nelle sue parole c’è il senso che non è il comune senso del bacio sotto il vischio, del cenone di chi può sedere ad una tavola imbandita, ma è il nostro senso, quello che – fuori dal solco della tradizione – vorremmo dare a questi giorni:

«…Noi, oggi, temiamo la guerra e l’atomica. Ma chi perde ogni giorno il suo respiro e la sua felicità, per consentire alle grandi maggioranze umane un estremo abuso di respiro e di felicità fondati sulla distruzione planetaria dei muti e dei deboli, può forse temere la fine di tutto? Quando la pace e il diritto non saranno solo per una parte dei viventi, e non vorranno dire solo la felicità e il diritto di una parte e il consumo spietato di tutto il resto, solo allora, quando anche la pace del fiume e dell’uccello sarà possibile, saranno possibili, facili come un sorriso, anche la pace e la vera sicurezza dell’uomo… Vi auguro un buon giorno di pace e di comprensione. La vita è più grande di tutto, ed è in ogni luogo, e da tutte le parti – proprio da tutte le parti – chiede amicizia e aiuto. Non chiede che questo. E il valore di ogni buona risposta è immenso, se anche non dimostrabile. Amate e difendete il libero respiro di ogni paese e di ogni vita vivente…È tutto, il respiro. È Dio stesso; ed è la cultura quando non fine a se stessa; quando d’un tratto – voi non lo sapevate che era anche questo – solleva e trasporta i popoli, come fa a volte, con le confuse onde del mare, un gran vento celeste».

(composizioni floreali String Garden, Amsterdam)

5 commenti su questo articolo:

  1. Emilia scrive:

    Un augurio bello e significativo, non come la retorica che si sente in questi giorni. Hai scelto parole giuste, francesca.

  2. Nino scrive:

    Ortese e Traina insieme fanno “filotto” . Auguri di immenso valore. Grazie donne di mezzocielo!

  3. ornella papitto scrive:

    Invoco il coraggio, per le donne in cammino; la tenacia, per le donne che si stanno arrendendo; la lungimiranza, per le donne che rischiano l’avventatezza; l’umiltà, per contrastare l’arroganza.
    Con gratitudine e affetto, alle donne e agli uomini di Mezzocielo

  4. Walt scrive:

    Auguri di resistenza alla rivista e alle donne che vi scrivono, auguri. Ricordiamoci come suggerisce l’articolo, di combattere sempre, di non arrenderci alla sopravvivenza ma di vivere i nostri sentimenti anche quelli che sembrano andare contro corrente, fuori dalle convenzioni e dalle regole. Ricordiamoci che l’amore passa una volta da noi e dobbiamo saperlo riconoscere per non perderlo per sempre.

  5. Adele scrive:

    Ortese è una delle mie scrittrici preferite. Ha fatto bene Francesca a citarla in questo periodo brutto di razzismo e prevaricazione dei più forti sui deboli. Quando cambierà?

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