il giorno della memoria, per non dimenticare

27 gennaio 2012 di: Francesca Traìna

La Giornata della memoria, il 27 Gennaio di ogni anno, ricorda lo sterminio degli Ebrei. Sei milioni di donne, uomini, bambini e bambine privati della dignità di persone, umiliati, derisi, cancellati dalla terra con un numero inciso sul braccio e la stella di David sul petto, dopo immani e infami sevizie, furono uccisi barbaramente o cremati nei forni. Il 27 gennaio del 1945 i soldati dell’Armata Rossa giunsero ad Auschwitz, abbatterono i cancelli e liberarono i prigionieri che pur martoriati, segnati nel corpo e nell’anima, erano sopravvissuti alla barbarie di Hitler e del nazifascismo. La Storia scrive tutto e rinvia alla memoria per NON DIMENTICARE perché si resti sempre vigili e perché simili atrocità non debbano mai più accadere. Oggi, domani e sempre non dimenticheremo:

«Allora per la prima volta ci siamo accorti che la nostra lingua manca di parole per esprimere quest’offesa, la demolizione di un uomo. In un attimo, con intuizione quasi profetica, la realtà ci si è rivelata: siamo arrivati in fondo. Più giù di così non si può andare: condizione umana più misera non c’è, e non è pensabile. Nulla è più nostro: ci hanno tolto gli abiti, le scarpe, anche i capelli; se parleremo, non ci ascolteranno, e se ci ascoltassero, non ci capirebbero. Ci toglieranno anche il nome: e se vorremo conservarlo, dovremo trovare in noi la forza di farlo, di fare sì che dietro al nome, qualcosa ancora di noi, di noi quali eravamo, rimanga». Primo Levi, Se questo è un uomo.

10 commenti su questo articolo:

  1. Guido scrive:

    Cara Francesca, so che la giornata della memoria è vissuta in tutte le scuole con dibattiti e visione di film sulla deportazione e sull’olocausto. Questo è molto positivo perché i giovani abbiano la memoria raccontata di quello che non hanno, per fortuna, vissuto. Ricordo i miei anni di liceo al Garbaldi (altri tempi); allora il racconto era solo affidato al libro di storia, non sempre obiettivo, e a qualche professore più sensibile di altri. Sapere che oggi questa giornata è sentita dalla memoria colletiva e ricordata in modo forte, mi pare un grande segno di civiltà. Grazie anche a te che l’hai ricordata.
    Guido

  2. Daria scrive:

    E’ vero, Francesca, dobbiamo far sì che il dolore e la sofferenza che ancora e sempre proviamo non ci abbandonino mai. Ricordare e tramandare il ricordo è indispensabile perchè non si perda il senso dell’ “essere umani”.
    Che”qualcosa rimanga”, per sempre.

  3. Micol scrive:

    Un grazie particolare da me che ho avuto tanti parenti morti nell’orrore dei campi, grazie a Traina ed alla sensibilità della redazione.

  4. Anna scrive:

    Ricordare gli orrori del nazismo è necessario “per non dimenticare” ciò che “non si può comprendere” come scrisse lo stesso Primo Levi citato da Francesca. La TV oggi trasmette film, documentari, testimonianze strazianti di superstiti e spero non trasmetta altro di “effimero”. E’ una giornata per ricordare ma anche per riflettere sul presente.

  5. simona mafai scrive:

    Non trovo parole per condividere ancora una volta il ricordo di un orrore così indicibile avvenuto al centro di un’ Europa che aveva raggiunto nei secoli livelli altissimi nella creazione artistica e nella speculazione filosofica. Un orrore che resta ancora, per tanti versi, razionalmente inspiegabile. Ed è proprio questa sua “inspiegabilità” che ne fa un evento terrificante ed assolutamente unico. Ogni anno ricordo questa giornata in una scuola, nell’assemblea di un quartiere: con fatica, dolore, ma dentro una comunità che mi circonda e con cui comunico. Quest’anno sono rimasta, non so come, sola…Ma Francesca (e Mezzocielo) con la sua splendida citazione di Primo Levi (che si rilegge con immutata emozione) mi hanno fatto sentire vicina a tante donne e uomini, che in questo giorno riconfermano la loro condanna per il passato, il loro impegno per il futuro. . .

  6. ornella papitto scrive:

    1.300.000 di persone sono state internate ad Auschwitz: 1.100.000 ebrei, 140.000-150.000 polacchi, 23.000 zingari, 15.000 prigionieri di guerra russi, 25.000 prigionieri di altre etnie. Sono state uccise 1.100.000 persone, il 90% erano ebrei.La maggioranza di internati morì nelle camere a gas.
    Così è scritto nel campo di sterminio di Auschwitz. Ricordo che c’erano anche gli omosessuali da distruggere. Avevano un segno di riconoscimento che li contraddistingueva.
    La Shoah “catastrofe, desolazione, disastro” definisce il genocidio del popolo ebraico per mano dei nazisti.
    Ma fino a quando al “Giorno della memoria” o “Shoah”, sarà data voce prevalentemente al popolo ebraico e non a tutte le altre vittime, chi non è ebreo si tirerà sempre fuori dalla storia: “a me non potrà mai accadere”.
    Il “Giorno della memoria” rischia di dividere ulteriormente, invece che unire tutto il genere umano che insieme, invece, deve e dovrà combattere sempre contro l’azione “razionale” e individualista del dittatore di turno.

  7. “Il Giorno della Memoria”, non divide, anzi unisce nella solidarietà e nell’indignazione, tutti i popoli. Nelle scuole, dove più si parla degli eccidi legati al nazismo perché le govani generazioni sappiano e conoscano i fatti tragici legati alla costruzione autoritaria del consenso da parte di Hitler e/o da parte dei dittatori di turno, si sono trasmessi documentari e filmati seguiti da dibattiti, non soltanto sullo sterminio degli ebrei, ma sui campi degli zingari dati alle fiamme, sugli omosessuali evirati e uccisi nelle piazze di Berlino in quella notte che la Storia ricorda come la “notte dei lunghi coltelli”; si è parlato del campo di Terezin destinato a bambini/e anch’essi vittime dell’orrore, si è ascoltata la voce dei sopravvissuti.
    Non è solo una “gionata della memoria”, ma un percorso di conoscenza che non esaurisce in un unico giorno il racconto consapevole delle atrocità attraversate dall’intera Europa in quegli anni. Anche i disabili, gli handicappati, i “malati mentali”, considerati “inutili” venivano barbarammente uccisi. Non so perché, Ornella, scrivi di questa divisione che sarebbe aberrante se ci fosse. Se di divisione dobbiamo parlare, allora, bisogna riferirla ai politici. Sono loro, infatti, che continuano pervicacemente a volere inserire nel “giorno della memoria” anche i morti delle foibe, i deportati nei campi stalinisti che meriterebbero, certamente, altre “giornate della memoria”. Pur sapendo che anche in quelle circostanze vi sono state morti e persecuzioni, credo che l’orrore del nazismo, come scrive Simona, non ha eguali in quanto ad atrocità e barbarie. Non c’è una scala che possa stabilire chi è morto due volte e chi una volta sola.
    In questo sito, per economia di spazio, non si è potuto fare un elenco di quella umanità che Hitler ha diviso per “categorie”: ebrei, zingari, omosessuali, disabili, malati …. e che, in quanto non di “razza pura”, dovevano morire. Tutti/e sappiamo cosa è successo, purtroppo quelli che lo sanno meno di altri sono proprio i giovani tedeschi perché nei loro libri di storia viene riportato pochissimo di quei fatti per quell’opera di grande rimozione che la Germania per anni ha inteso fare e che, malgrado l’ufficialità di talune manifestazioni pubbliche, a mio parere, anche in minima parte, ancora persegue. Dunque non credo che il 27 gennaio sia un giorno dedicato solo al ricordo degli ebrei, bensì al ricordo di tutti/e: donne, uomini, bambini/e etc… che la follia di Hitler e i seguaci complici di quella follia, ha sterminato. Ciao.

  8. maria scrive:

    Grazie Francesca, grazie per come dici bene le cose che io penso.

  9. ornella papitto scrive:

    E’ la sinteticità degli interventi che può creare confusione.Sicuramente ne ho dato adito. Oggi ho chiesto a tre giovani, 17, 26 e 32 anni quali sono le vittime ricordate dal Giorno della memoria. “Gli ebrei”. “Solo gli ebrei?”. “No, anche qualche omosessuale”. Le altre vittime non c’erano. Assenti. Il diciassettenne è al quarto anno di liceo scientifico.La ventiseienne è laureata in Medicina con 110 e lode. La trentaduenne insegna lingua francese alle scuole medie. Il giorno della memoria “purtroppo” è lontana da loro. Questa è la terribile realtà. Tre persone non sono niente rispetto alla maggioranza dei giovani e degli adulti, ma insisto sulla pericolosità di ridurre ad un solo popolo un evento che ha colpito tanti altri, che avevano la sola colpa di non essere filo-nazisti o di combattere il nazismo o quella di non accettare forme di dittatura. Era solo questo che volevo sottolineare. Non so se ci sono riuscita.

  10. Renata scrive:

    cara francesca, la tua puntualizzazione era necessaria e la condivido in tutto. E’ un problemma della ragazza laureata in medicina con 110 e lode se non conosce la storia, spero che ora da laureata approfondisca la sua preparazione. A me dispiace sapere che ci sono giovani che non conoscono a fondo le tragedie consumate dalla follia hitleriana, ma credo che la maggior parte degli studenti, se non tutti, ne siano al correnre. Può darsi che i tre ragazzi di cui parla la papitto abbiano avuto professori modestissimi o di “parte” , ma In ogni caso leggere il passato, indipendentemente dalla scuola, dovrebbe essere interesse del singolo e di ognuno di noi.

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