liberalizzare o no, un bel problema

18 gennaio 2012 di: Marcella Geraci

Liberalizzazioni: sì o no? Forse sarebbe meglio fare alcuni distinguo dentro questa parolona che racchiude mondi paralleli e spesso diversissimi. Sarebbe anche opportuno chiedersi a quali soggetti il “decretone” porterà vantaggi. Ad esempio, domenica scorsa, a Palermo, i farmacisti aderenti a Federfarma sono scesi in piazza Politeama e hanno protestato contro le liberalizzazioni. Si noti bene, i farmacisti aderenti a Federfarma. E’ opportuna allora una prima domanda: gli aderenti a Federfarma rappresentano tout court i farmacisti o il mondo degli “speziali” è più vasto?

Nel 2006, l’allora ministro dello Sviluppo economico Pier Luigi Bersani, pensando proprio a chi rimaneva fuori da Federfarma, ha ideato il decreto legge 223, definitivamente convertito nella legge n. 248 del 4 agosto 2006. Il decreto ha consentito la vendita di alcuni tipi di farmaci e prodotti sanitari, anche fuori dalle classiche farmacie. Sull’onda di questa vera e propria novità sono quindi nate le parafarmacie, gestite da chiunque sia laureato in Farmacia. Piccole realtà, forse all’apparenza inutili, che hanno potuto avviare una vendita a prezzi competitivi, dando un bel colpo ai privilegi dell’ordine professionale, a vantaggio di chi, laureato in Farmacia, non ha papà o mammà titolari di farmacia.

Farmacisti sul piede di guerra anche ai nostri giorni allora, questa volta contro Monti. Con il Pdl favorevole ma tentennante e il Pd che dice avanti tutta, vedremo chi la spunterà. Ad ogni modo, le liberalizzazioni riguardano molti altri settori: non soltanto più farmacie, ma anche più licenze per i taxi e più notai. E ancora, gare pubbliche per le concessioni delle spiagge e l’abolizione della tariffa minima per i professionisti. Anche se il ministro della Giustizia Paola Severino ha annunziato modifiche in rapporto ai professionisti, in seguito ad un incontro con i rappresentanti di 20 ordini professionali.

E che dire del fatto che i commercianti potrebbero decidere in materia di saldi, in assoluta autonomia? Non significherebbe fare il funerale alla piccola distribuzione e costringere le, già più che sfruttate, commesse, a turni di lavoro esasperanti? Ancora, quali saranno le conseguenze per le edicole se anche distributori di benzina, supermercati e librerie potranno vendere quotidiani e stampa periodica? Sono tanti gli interrogativi per ciascuna categoria investita da un decreto liberalizzazioni che riguarda anche Ferrovie dello Stato, pompe di benzina, assicurazioni, authority dei trasporti o agenda digitale.

Stimola una perplessità in più il no all’applicazione dell’Art. 18 fino a 50 dipendenti, stranamente finito nella bozza del provvedimento, a riprova del fatto che, tra quest’ultimo ma fondamentale capitolo e l’affaire delle farmacie, di acqua sotto i ponti ne corre assai. E’ stato quindi necessario un chiarimento da parte del Presidente Monti, in merito al fatto che l’Art. 18 non rientra nel decreto sulle liberalizzazioni. Solo una cosa risulta certa: troppe cose e in poco tempo per rimediare agli anni trascorsi.

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