gioca (con moderazione) che ti passa

29 febbraio 2012 di: Marcella Geraci

«Lasciatemi sognare, con la schedina in mano»: uno spot di Superenalotto o l’identità dell’italiano medio? Entrambe le cose rendono l’utilizzo del testo di Toto Cutugno perfettamente adatto alle circostanze. Quando la crisi è nera e i tempi sono tristi, gli spaghetti al dente, un partigiano come presidente e Maria, non bastano più a tenere insieme il Paese, a sentirsi italiani. Già nell’Ottocento, Fedor Dostoevskij aveva descritto nel romanzo “Il giocatore” le dinamiche del gioco d’azzardo e le pulsioni alla base del pensiero magico, con disincanto e in relazione alle storture strutturali del sistema economico di allora.

Oggi, gli italiani che giocano schedine, gratta e vinci, superenalotto, videopoker, wind for life etc. sognano la realizzazione dei loro desideri più intimi e leciti, quelli che l’esistenza di ogni giorno non permette di realizzare.

Ma i sogni, per qualcuno, diventano realtà, visto che il gioco d’azzardo è la quinta industria del paese, dopo Fiat, Telecom, Enel e Ifilm. Analizzando laspesa pro–capite, l’Italia ha anche il primato mondiale, con oltre 500 euro a persona. L’1,3% del totale dei giocatori (almeno 700.000 persone) gioca per l’intera giornata, passando sopra a risorse, stipendi e patrimoni di famiglia e alimentando, in alcuni casi, il fenomeno dei centri di cura. La reazione che sorprende di più, in questo scenario popolato da “fuggitivi”? Quella dell’esecutivo che, negli anni, ha introdotto forme, sempre nuove, di gioco d’azzardo pubblico. Basta non far mancare mai, in ogni spot pubblicitario, l’avvertimento del «giocare con moderazione» e del «giocare giusto».

1 commento su questo articolo:

  1. antonio P. scrive:

    Come puo’ uno stato creare sogni su quello che è un vizio, perchè il gioco d’azzardo è questo. Da qualunque parte guardiamo troviamo una torre di babele.

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