Il termine Queer

21 febbraio 2012 di: Carla Andrea Fundarotto

Sta per arrivare la seconda edizione del Sicilia Queer Filmfest, ma dubbi e preconcetti circa la tematica che ruota attorno al nome “Queer” permangono.   Tanto si è detto e ipotizzato sul significato testuale di queste brevi cinque lettere, ma ancora aggi un grosso punto interrogativo sugli sfondi. Una parola dietro la quale si è costruito un mondo a se stante, pieno di significati e controsensi, che semplicemente si traduce in italiano con il termine diverso. Da molti usato per identificare quell’orientamento sessuale che differisce rispetto a quello eterosessuale. Spesso come dispregiativo del termine gay, o confuso come sinonimo di LGBT (Lesbian Gay Bisex Transgender) e c’è chi ancora oggi lo identifica semplicemente come un termine strettamente politico, in riferimento a coloro che si distaccano con forza e convinzione dall’identità di genere, e dalle categorie di orientamento sessuale. Ma è proprio tutto questo che ci ricongiunge alla sua origine, perché è vero che da una connotazione negativa ed errata si possono comprendere molti spaccati della nostra società, per come ci dimostra colei che per la prima volta ne fece uso durante un convegno nel 1990. Stiamo parlando di Teresa De Lauretis, lei che per prima parla di “Queer Theory”, la teoria che mette in discussione il nostro modo cos“ generico di intendere ed inscatolare in compartimenti stagni le cose, e in questo caso nello specifico, l’essere ed il modo di essere di ciascun individuo, racchiusi dentro un semplice termine ai cui diamo un banale significato. Poi da qui ne nascono teorie, aneddoti, significati nascosti e quant’altro. Senza renderci conto che in realtà il termine “Queer” ci circonda da sempre. Perché la diversità è un semplice e normale fattore umano.

3 commenti su questo articolo:

  1. Francesca scrive:

    Mi fa piacere che una giovane come te affronti argomenti delicati ma indispensabili alla conoscenza e all’integrazione di una grande fetta di società che si tende ad oscurare e occultare dietro ipocrisie, convenzioni, modelli e perbenismi.
    Capire che l’umanità non si divide in due soli generi che corrispondono esattamente ai modelli trasmessi ed esibiti come i soli possibili, è davvero fuorviante e falso. Sono infiniti i modi di stare al mondo e spesso questi modi non sono quelli che la società ha disegnato e precostituito per noi e per questo definiti con epiteti inaccettabili e discriminanti.
    Brava Carla per aver scritto in modo così “semplice” e genuino della realtà che… “ci circonda da sempre. Perché la diversità è un semplice e normale fattore umano.”
    Complimenti per il tuo primo articolo su questo sito!

  2. Silvana scrive:

    Carla scrivi in maniera diretta, con una forma concisa che mi piace molto, come mi piace tanto vedere una ragazza, che immagino giovanissima, interessarsi a questi argomenti che tanti non affrontano mai, mentre la diversità è proprio comune a tutta l’umanità.

  3. Sabina scrive:

    Non sapevo cosa significasse il termine queer, ora è più chiaro. Finalmente c’è una evoluzione positiva nella società, sarebbe bello che tutti fossimo uguali nella considerazione generale e che non ci fossero persone di serie A e di serie B.

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