letterina al presidente

6 febbraio 2012 di: Fortunata Pace

Egregio presidente del Consiglio prof. Mario Monti: forse, ma dipende anche dal temperamento e dalle inclinazioni di ciascuno di noi, cambiare lavoro potrebbe essere bello o magari stimolante. Però: quale lavoro dovremmo cambiare? quello che abbiamo o quello cui da tempo, inutilmente, aspiriamo? Se l’art.18 si allenta, l’impresa va meglio e il lavoratore può avere varietà di scelta? O non si ritrova più neanche la cassa integrazione? Se all’università il docente deve fare i corsi e il ricercatore solo ricerca, poi contemporaneamente si regolano i concorsi e si promuovono i nuovi talenti? Professor Monti, Lei in atto ha cambiato lavoro; è sotto gli occhi di tutti. Ma, vorremmo dire, la sua posizione non ha eguali! Ha sì grandi responsabilità, sente l’istanza del forte impegno, ma non ha a che fare con l’art 18. Sa bene cosa l’aspetta se restituisce ai politici il suo scranno. Noi, oberati ma non privi di speranze, non ce lo auguriamo. Ma Lei, certamente, ha ben poco da temere.

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