preoccupazioni e dimostrazioni infiammano Atene

16 febbraio 2012 di: Marcella Geraci

Se Atene piange, Roma non ride e anche il Belpaese, stretto nella morsa del freddo polare, guarda alla Grecia con viva preoccupazione. Il parlamento di Atene ha già dato il via libera al piano di austerity dettato dall’Europa, che prevede il 20% in meno dello stipendio minimo, il 30% in meno delle retribuzioni dei giovani fino a venticinque anni e un’ulteriore decurtazione delle pensioni integrative. E allora? Il Parlamento ha deciso ma la Grecia non ci sta, come dimostrano i roghi e gli scontri scoppiati in piazza Syntagma e le migliaia di manifestanti, giunti ad Atene e sostenuti da nomi eccellenti. Vista l’età, l’ultraottantenne Theodorakis avrebbe potuto rimanere a casa, ma cosa avrebbe pensato il “suo” Zorba? Nessun colonnello questa volta, ma la troika Fmi – Bce – Ue è degna di chiamare in causa uno dei simboli più rappresentativi dell’impegno civile della Grecia moderna. E non bastano i soliti black block, sempre corteggiati dai telegiornali del nostro Paese quando le piazze tremano, a giustificare quaranta agenti feriti e numerosi edifici in fiamme. Questa volta è la Grecia a dire no, senza curarsi della fortissima reazione delle forze dell’ordine.

Troppi tagli e nessuna idea sul come ricucire una situazione economica e sociale da default. E’ lo stesso problema che suona, come un disco rotto, nelle menti di molti italiani. Intanto, l’Italia conquista la maglia nera per gli squilibri macroeconomici, insieme a Spagna, Cipro e Ungheria e il carrozzone va avanti da sé. L’Articolo 18 è veramente la sintesi di tutti i mali? Lo scopriremo tra qualche mese, quando anche noi dovremo decidere se stare fermi o scendere in piazza a manifestare. Quando ci si muove, si sente meno freddo.

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