se lo stupro di gruppo non fa differenza

7 febbraio 2012 di: Daria D’Angelo

Stupratori in libertà. Non è proprio così, ma certo la sentenza della corte di Cassazione secondo cui nei procedimenti per violenza sessuale di gruppo, il giudice non è più obbligato a disporre o a mantenere la custodia in carcere dell’indagato, ha un suono amaro. «Lacerante», commenta la deputata del Pd Donata Lenzi, «sarà un’ulteriore spinta al silenzio per le donne che subiscono violenza».

«Il punto, non è volersi vendicare ma poter avere fiducia che si compia sino in fondo giustizia» è il commento di Barbara Pollastrini, e anche per Giulia Bongiorno si tratta di una decisione non condivisibile: «Il ruolo della donna ne viene avvilito e non è un discorso fuori dal tempo perché è sintomo di discriminazione», ha affermato.  La decisione della Cassazione, è vero, non significa impunità per chi commette il reato di violenza sessuale, le misure di “custodia cautelare” durante le indagini non sono solo il carcere e devono essere valutate dal giudice a seconda del caso. Ma è certo, anche, che solo una vittima di stupro può conoscere l’orrore di un gesto inumano capace di condizionare tutta una vita, il disgusto di vedere la propria vita sviscerata in ogni particolare e gettato in pasto a tutti, prima di sperare di poter avere giustizia.

Perché, se subisci una rapina sei sicuramente la vittima, se sei oggetto di uno stupro, invece, devi dimostrarlo, devi “difenderti” anche se la tua vita è stata sempre corretta, i tuoi comportamenti irreprensibili, devi dimostrare di non aver “meritato o provocato” ciò che ti è accaduto. Ci sono pochi reati in cui la vittima prova l’orrore di essere violata intimamente come in uno stupro, e quello di gruppo è un atto particolarmente odioso, che moltiplica la violenza subita dalla donna, aggravandone il danno fisico, psicologico ed emotivo. Lo stupro di gruppo annulla la vittima e il suo corpo, la rende nudo oggetto di pulsioni e misero trofeo, umiliata dal vanto reciproco del singolo maschilismo, ed è un atto ancora più vigliacco dello stupro individuale, dato che viene usata la forza del gruppo per sopraffare la vittima.

Se per altri reati, essersi organizzati con altri soggetti è un´aggravante che cambia il tipo di reato, perché se si stupra una donna il medesimo fatto diventa irrilevante? Non è la prima volta, purtroppo, che la terza sezione della Corte di Cassazione sottovaluta la violenza sulle donne. Ricordiamo ancora con amarezza l’indimenticabile sentenza del 1999 che dichiarò l´insussistenza dello stupro, perché incompatibile con il fatto che la vittima indossasse i jeans, anche se successivamente, in un altro caso, la stessa Corte corresse il tiro, probabilmente a causa delle proteste seguite a quella ridicola sentenza. Non finiremo di sorprenderci davanti a decisioni che minano sempre più la dignità delle donne, e potenziano in maniera esponenziale la possibilità di offrire attenuanti a comportamenti privi di qualunque senso e lontani da ogni plausibile giustificazione umana.

(Sofia Loren ne La ciociara di Vittorio De Sica, scena da uno stupro di guerra, oscena pubblicità di Dolce e Gabbana)

5 commenti su questo articolo:

  1. sara scrive:

    A Daria un premio speciale… passava il tempo e nessuno parlava della sentenza di cassazione sullo stupro di gruppo, si,non si depenalizza ma si considera non meritorio del carcere,allora è meno grave, torniamo indietro quando mettere calzoni aderenti era un’invito allo stupro, non vi sono buone vittime o cattive vittime lo stupro è un’orribile reato da punire anche se la vittima è una prostituta!

  2. Luisa scrive:

    Cara Daria con compostezza ma grande amarezza hai parlato di una sentenza così ignobile che pensavo mezzocielo avesse abbracciato per fare una campagna contro, ma ci sono troppe campagne,troppi inganni per cui parlare delle donne può sembrare una retrocessione

  3. ornella papitto scrive:

    … il giudice non è obbligato… e se il giudice sarà una donna cambieranno le decisioni? Spero di sì. Siamo la maggioranza, ma ancora figlie di un dio minore. Ancora dobbiamo dipendere dal giudizio di uomini (giudici) per la difesa della nostra incolumità personale, fisica e psichica.
    Più donne nei posti decisionali. Ragazze andate a occupare tutti i posti possibili. Quelli dove decidono per noi.
    Nessuno dovrà più permettersi di giudicare una violenza fisica e psichica un passatempo per balordi e non un reato contro la persona, commesso da lucidi criminali.

  4. Adriana Palmeri scrive:

    Grazie Daria purtroppo questa sentenza ci fa fare passi indientro. E’ molto grave.

  5. Silvana scrive:

    Sono contenta che hai scritto su questo argomento su cui sembrava calare il silenzio, come sempre bene,senza enfasi ma con amarezza, anch’io mi chiedo perchè le donne non urlano quando vedono simili regressi, e le nostre lotte?

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