un articolo che non si vende

20 febbraio 2012 di: Ornella Papitto

Perché ci costringono a credere che con l’art. 18 non ci potrà essere sviluppo industriale ed economico? L’impegno dei governi eletti democraticamente dovrebbe essere finalizzato a emanare leggi in grado di garantire i lavoratori contro lo sfruttamento e l’umiliazione, come invece vediamo fare quotidianamente. La Cina è più vicina di quanto possiamo credere. Perché i datori di lavoro si sentono le mani legate dall’art. 18?

E’ un braccio di ferro tra loro e i sindacati: i lavoratori sono solo uno strumento da utilizzare come una clava contro chi li difende. Ricordiamo la modalità di Marchionne contro i lavoratori e contro il sindacato dei metalmeccanici. bUn datore di lavoro che assume dovrà fare una buona scelta, perché sa che anche dai lavoratori dipenderà la sua capacità di rimanere sul mercato. Un datore di lavoro che licenzia una persona che non lavora o che lavora male, sa che sta difendendo gli interessi propri e anche quelli degli altri lavoratori.

Ma quando, invece, un datore di lavoro per licenziare adduce motivazioni non oggettive, pretestuose, come sta accadendo durante gli attuali “confronti” politici, oppure quando un datore di lavoro licenzia gli operai per aprire la propria attività all’estero, è un padrone o un imprenditore? Perché l’articolo 18 dà tanto fastidio in Italia? Perché evidenzia che ci sono ancora troppi padroni e pochi imprenditori.

2 commenti su questo articolo:

  1. annachiara scrive:

    altra bravata della fornero

  2. rossella caleca scrive:

    Il punto è:esiste una reale alternativa, perchè l’abolizione dell’articolo 18 non sia l’ennesimo disastro per i lavoratori e l’ennesimo ingiusto vantaggio per datori di lavoro? Ovvero, lo Stato italiano potrà garantire un reale sostegno a chi ha perso il lavoro, ed aiutarlo realmente a trovarne un altro, come accade in altri paesi? E ci sono, nel nostro sistema economico, le condizioni perchè questo avvenga? Io temo di no.

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