fenomenologia di un ceffone

28 marzo 2012 di: Marcella Geraci

Chissà, se fosse successo il contrario rispetto a quanto segue, forse lo spazio riservato alla notizia non sarebbe stato il fondo pagina della cronaca di Caltanissetta di qualche giorno fa. E l’articolo sarebbe stato magari allungato di qualche rigo. In una scuola elementare della città, durante una lite tra coetanei, un bimbo di 11 anni, di nazionalità non italiana ma non specificata dal giornalista, è stato colpito da un ceffone in pieno viso. La storia potrebbe finire qui se a smollare il ceffone al bimbo non fosse stato il genitore dell’altro. Il genitore ha attirato su di sé l’interesse delle Volanti e il bimbo picchiato è stato trasferito al Pronto Soccorso, dove i medici non hanno riscontrato lesioni. Certo, sarebbe opportuno il parere di uno psicologo a proposito del trauma procurato al bimbo dalle mani di un adulto, estraneo per giunta, sulla sua faccia. E magari, uno psicologo fornirà il suo parere se la faccenda dovesse approdare in tribunale, come nelle intenzioni dei genitori del bimbo picchiato. La questione gira però attorno ad un interrogativo, che rimarrà senza risposta perché le cose sono andate in altro modo.

Se fosse stato il bambino nisseno ad essere picchiato da genitori migranti, per dirla col termine in voga “extracomunitari”? Quante le figure da interpellare per “circoscrivere” il fatto e quante le parole da spendere? Chissà, partire da uno schiaffo per arrivare alle violenze perpetrate dal “diverso” ai danni degli inermi cittadini italiani, passando dallo scontro di civiltà e fino al populismo del giro di vite in materia di immigrazione. Tutte queste restano però supposizioni, visto che la notizia certa l’ha avuta il bimbo di 11 anni, sulla sua faccia.

2 commenti su questo articolo:

  1. ornella papitto scrive:

    Provo avversione e rabbia verso un adulto, della stessa famiglia, che possa aggredire un bambino di 11 anni. Ancora di più se quell’adulto è un estraneo per il bambino aggredito. Proverà almeno vergogna? Spero che ci sia un giudice che possa difendere le ragioni del minore straniero.

  2. luisella bono scrive:

    Forse nessuno ricorda un assessore comunale o un consigliere del veneto una cosa del genere che in fillandia fu condannato ad un mese di carcere per aver dato uno schiaffo al figlio per strada, per una volta nella vita si è sempre emigranti- lui era un emigrante scorretto ed è stato punito.

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