se la cultura si spegne, frana il Paese

16 marzo 2012 di: Federica Aluzzo

“L’Arte rinnova i popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il diletto ove non miri a preparare l’avvenire”. Questa frase, scolpita sul frontone del teatro Massimo, detto così per la sua vastità e capacità (il terzo d’Europa, dopo l’Opéra di Parigi e il Teatro dell’Opera imperiale di Vienna) e di cui nessuno è ancora oggi riuscito a riconoscere la paternità, ha sempre rappresentato per me motivo di orgoglio e di riflessione. Amante dell’arte in generale e della danza in particolare, considero l’arte un mezzo di comunicazione importante, diretto ed efficace, sia dal punto di vista della “denuncia sociale”, che dei temi universali che si riconnettono con la bellezza dell’uomo, del mondo e della vita. Oggi però di fronte a questa frase tremo; non perché non credo più nel suo valore, non perché penso ci sia carenza di espressioni artistiche, ma perché temo la morte dell’arte stessa per carenza di risorse economiche capaci di sostenerla.

Non a caso negli ultimi mesi incombe la minaccia della chiusura del corpo di ballo del Teatro Massimo. Non lo dico perché sono un’appassionata di danza, ma un teatro senza corpo di ballo è come un corpo senza anima; vuoto, insignificante. Lo scheletro stesso delle Fondazioni teatrali lo contempla. La cosa che più mi preoccupa è che il declino dell’arte non è un problema solo di Palermo, ma ha radici in una concezione materialista del governo italiano che effettua tagli sulle voci di spesa considerate improduttive e vacue, tra cui la cultura intesa non solo come arte, ma anche come istruzione, ricerca… Così facendo non si capisce che si sta sparando sul cuore di un paese, e se si centra l’obiettivo, sarà il collasso e la morte del paese intero. La cultura è il mattone portante, tolto quello tutto crolla. L’hanno ben capito gli altri paesi, come la Francia, la Germania e gli stati Uniti che per fronteggiare la crisi hanno deciso di puntare in maniera decisa sul sostegno della cultura, considerata basilare per lo sviluppo e la ripresa economica, un investimento per il futuro. Si perché futuro è sviluppo, futuro è ricerca, futuro è creatività in generale. Che cosa intende fare questo governo: vivere un futuro di rendita importando le scoperte e le innovazioni degli altri paesi? Perdere cervelli e talenti italiani che vanno all’estero a creare il futuro degli altri? E quanto costerà poi importare in Italia ciò che gli altri, più saggi di noi, hanno prodotto? Tutta questa non-lungimiranza mi lascia sconcertata. Il Teatro Massimo è il simbolo del cuore pulsante di Palermo, i cantieri culturali sono il simbolo dell’avanguardia culturale, lo Spasimo era un gioiello di produzioni artistiche… come si può lasciare che tutto questo si spenga lentamente? L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita e allora se non vogliamo morire facciamo di tutto perché l’Arte continui a vivere…

Gli ultimi risultati delle primarie mi fanno pensare che dovrei aumentare questi puntini di sospensione forse all’infinito. Senza un terreno politico solido tutto traballa ancor di più.

10 commenti su questo articolo:

  1. roly scrive:

    Federica hai ben centrato il problema. povera palermo. riusciremo a far qualcosa per evitare che quanto tu hai paventato accada realmente? spero di si.

  2. enza scrive:

    che c’è da dire…io veramente sono senza parole…l’arte è sempre stata all’ultimo posto di tutto.
    Intanto io faccio un lavoro che utilizza la danza per curare, riabilitare, prevenire e condurre al benessere e faccio fatica a pensare all’arte come improduttiva e vacua!!!

  3. Daniele Ulivelli scrive:

    Un popolo che non ha più identità non pò sperare di continuare ad avere cultura, il benessere dal dopo guerra in poi ci ha messo il prosciutto su gli occhi, e in questo momento di crisi, e cerchiamo di riaprirli, ci troviamo un’Italia triste, desolata che stà cadendo a pezzi, il problema che sono in pochi ad accorgesene, molti di noi iteressa più sapere chi uscirà dal Grande Fratello o cchi ha litigato sull?isola dei Famosi che sapere che mezza Pompei stà franando, o se domani verrà chiuso il Teatro comunale di Firenze, o se l’orchestra di san Remo si stà sciogliendo perché mancano i fondi.
    Uno stato nato d’arte, che l’ha insegnata al mondo intero, rischia di morire d’ignoranza.

  4. Silvana scrive:

    Daniele, l’ultima frase del tuo commento mi è piaciuta molto, penso però che i ragazzi si interessano più al grande fratello che a Pompei che lentamente si distrugge perchè non amano l’arte, forse l’amerebbero, è stato però insegnato loro, negli ultimi quindici anni, che niente ha più valore di una comparsata in tv e che se non sono visti su uno schermo non esistono, bisogna ricominciare a dare importanza alle cose importanti che sicuramente sono più difficoltose nell’approccio ma alla fine appagano più di un primo piano in una desolata isola!!!

  5. Francesco Maria Martorana scrive:

    Letto, letto, ragionato, anche.
    Dunque: perchè SUBIAMO lo Stato se noi SIAMO lo Stato?

  6. beatrice scrive:

    ‎…il Paese è già franato…se nessuno sostiene questa causa…, io SI’!

  7. ROSA scrive:

    Se speri di trovare sostenitori tra i tangueri hai sbagliato Federica! Anche chi ci passa solo una volta dal tango cambia carattere ahahah …comunque io condivido ! Però il Paese è già in rovina , mia cara , e lo sappiamo benissimo tutti di chi è la colpa…mi raccomando rivotatelo eh!

  8. evelina scrive:

    Fin quando possiamo parlare fra noi, lamentarci con orecchie che ci ascoltano, fin quando donne come tutta la “banda” di mezzocielo che fa da anni volontariato culturale sono presenti la cultura ci sarà, sta a noi darci aiuto senza speranze per l’istituzione.

  9. marco scrive:

    rosa, non sono d’accordo con quanto hai scritto.
    il tango è arte e cultura, ma in quel gruppo sembrano ignorarlo, decostruendolo fino a togliergli ogni valenza culturale.
    in effetti possiamo affermare che è un ballo più democratico di altri, in cui conta più quello che sai fare più che quanto sei bello o bella per riuscire a ballare.
    e per divertirti e riuscire bene, contribuendo così al tuo status, conta soprattutto con chi stai ballando.
    questa scelta/non scelta continua a volte inconscia fa crescere -in alcuni soggetti predisposti- una scorza di cinismo che, in un gruppo internet enorme in cui parlano e si sostengono (anche a forza di “Mi Piace”) costantemente in trenta in assetto compatto e protetti da una sorta di anonimato “da distanza” da studiare per bene con un manuale di sociologia dei gruppi virtuali, si può rivelare in quell’uscita scomposta avallata poi per ragioni di legittimazione ingroup.

    uno può pensarla anche come quel tipo, ma la sicumera con cui ha bollato il tuo articolo è stata poco elegante, propria di chi non creda sia proprio possibile alcun tipo di impegno personale in niente che non sia remunerativo.

    completo sostegno all’articolo!

  10. fede scrive:

    Grazie a tutti per la partecipazione.. Un piccolo gruppo di persone che credono nel potere dell’arte e della cultura per fortuna, esiste sempre e il vostro supporto lo dimostra. Ma la voce deve crescere, ci dobbiamo fare sentire sensibilizzando sul problema, la massa.. Ma mi rendo conto che non è facile rivoluzionare le teste ed i valori e far capire che conta di più creare che fare un passaggio in TV, in una parola, apparire. Marco ti ringrazio in maniera particolare; chi è fuori dal circuito tanghero di facebook, non sa che ho inserito il link dell’articolo in un gruppo di 1500 tangheri di tutta Italia, chiedendo supporto, perchè ritenevo che considerassero anche il tango argentino come un fenomeno culturale, e sono stata aggredita da varie accuse senza senso in più di 100 commenti, di egocentrismo e di strumentalizzare il gruppo per chi sa quali fini personali. Questo per me è stato solo un esempio amaro di come sia difficile cambiare le cose partendo da un substrato così negativo. La cultura prima di tutto è nella testa della gente.. le istituzioni sono solo una conseguenza..Ma non ci arrendiamo.. divulghiamo, creiamo, scriviamo, danziamo.. e chiediamo finanziamenti alle istituzioni nella speranza che le nuove amministrazioni saranno più sensibili delle precedenti.. un caro saluto. federica

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