Sindrome post traumatica

10 marzo 2012 di: Beatrice Gozzo

Non so se è per il mio modo di vivere l’esser donna, o se è per come vedo l’esser donna delle altre, ma sin da quando sono piccola l’8 Marzo resta un mistero per me.

È come se fossi un’aliena che arriva sulla terra per Natale e mi ritrovassi a festeggiare qualcosa che semplicemente non capisco.

Come spesso succede per le festività, l’euforia parte almeno due settimane prima. Le donne – non tutte ovviamente – si preparano per il grande evento, prendono questa grande rincorsa, felici e sorridenti, camminano parlando di quello che faranno, cosa metteranno, ed ho anche sentito alcune ammonire i propri compagni con frasi come: “ Ricordati però che tra poco è l’8 Marzo, quindi…”.

Quindi cosa?

Quindi è ok per coloro che ogni mese hanno il ciclo, per la festa della donna imbracciare un mitra e sparare in aria? Certo, è l’8 Marzo, è la NOSTRA festa, possiamo – no che dico – DOBBIAMO fare il fattibile.

Quindi gli altri 364 giorni dell’anno cosa fanno queste persone?

Immagini di donne in catene costrette a mangiare un cracker senza sale al giorno invadono la mia mente. Quando ci sono tanti di quei giorni per ammirare le opere delle grandi donne del passato ma, senza scadere nel già detto, ci sono tanti giorni per poter essere donne, delle grandi donne, anche nel nostro piccolo.

La mimosa non la voglio, non voglio regali, non è un giorno speciale, voglio rispetto tutti i giorni, come persona e come donna.

Parlandone, proprio progettando questo articolo a due voci, non ho potuto far a meno di ripetermi: La mia generazione è la generazione di “Sex & The city” come la generazione attuale è la generazione di “Twilight”, ed entrambe danno dei modelli femminili a mio parere sbagliati.

Da una parte abbiamo tre assatanate ed una repressa che considerano il proprio esser donna un lasciapassare per fare agli uomini ciò che vogliono, come se il cromosoma Y da quando abbiamo il diritto al voto fosse da debellare o schiavizzare.

Nel secondo tipo, troviamo una protagonista femminile che ha come unico scopo un matrimonio prematuro e l’abbandono di famiglia ed amici per il compagno. Uscendo dal cinema vedevo tutte le ragazzine guardare il proprio “fidanzatino” con aria sognante e pretenziosa, quasi da un momento all’altro dovessero iniziare a ballare “ If you like it, than you should put a ring on it!”

L’8 Marzo è un giorno come tanti in cui il nostro pensiero potrebbe andare ad un personaggio storico femminile, che dobbiamo ringraziare per il suo sacrificio e coraggio, ma senza andar troppo lontano anche alle nostre nonne, che più delle nostre madri hanno vissuto, in Sicilia soprattutto, anni di silenzio e oppressione.

Oppure potremmo volgere lo sguardo su quei paesi in cui ancora oggi la donna non ha diritti e capire quanto siamo fortunate, anche nel poter fare queste favolose uscite da una volta sola l’anno con le nostre minigonne-fazzoletto, capelli acconciati e unghia modello Mandarino Cinese.

1 commento su questo articolo:

  1. Cetty Rizzuto scrive:

    Finalmente qualcuno che non si esalta istericamente per l’8 marzo!
    Forse mi sbaglierò, ma a me sembra una festa ghetto, del genere “ti do il permesso di esaltarti per un giorno”.
    Io pretendo rispetto tutti i giorni e proprio perché non e’ così scontato che mi venga dato.
    La mia lotta e’ quotidiana, e non ho bisogno di aspettare l’ 8 marzo per rivendicare la parità di valore con gli altri esseri umani.
    Cosa vuol dire parità ? Ma parità di che ? Rivendicare di avere il diritto di non avere inibizioni e limiti per un giorno, anzi per una sera? Ma allora ci si accontenta di troppo poco, anzi di niente.
    Decidere indipendentemente se si vuole lavorare o no, ritagliarsi uno spazio di crescita per se stesse senza farsi schiacciare dagli impegni familiari o di lavoro, non usare la propria femminilità per ottenere un lavoro o raggiungere un qualsiasi obbiettivo, guadagnare quanto un collega uomo, questa e’ parità !
    Ma come abbiamo fatto a permettere che riducessero questo giorno ad un evento commerciale?
    Io non festeggio l’ 8 marzo, non faccio neanche gli auguri alle altre donne, ma cerco di festeggiare tutti gli altri giorni.
    E’ vero, siamo comunque delle privilegiate rispetto a donne di altri paesi; ne abbiamo vinte di battaglie! E allora W l’8 marzo,
    affinché non dimentichiamo e possiamo ricordare agli altri e a noi stesse che battaglie da vincere ce ne sono ancora tante.
    Cetty Rizzuto

Commenta questo articolo:







*
AdvertisementAdvertisementAdvertisementAdvertisement