una sentenza di parità

26 marzo 2012 di: Daria D’Angelo

Col nome di outing (o coming out), il movimento di liberazione omosessuale statunitense ha indicato la pratica politica di rivelare pubblicamente l’omosessualità di alcune persone segretamente omosessuali. Durante la diretta da Piazza Maggiore per il suo programma “In mezz’ora”, Lucia Annunziata fa scoppiare una polemica: «Lucio Dalla era probabilmente uno degli esempi più forti di come si vive in Italia la vicenda gay. Va tutto bene e ti seppelliscono anche in una cattedrale con tutte le benedizioni della Chiesa e del caso, se non dici di essere gay. Alla fine questo sembra essere il simbolo di quel che siamo: permissivi, basta che ci si volti dall’altra parte». Pure lo scrittore Aldo Busi è molto duro nel commento che dedica a Dalla, definendolo addirittura un “chierichetto furbastro”. Le dichiarazioni di Lucia Annunziata sulla sessualità di Dalla hanno scatenato una serie infinita di polemiche. La giornalista ha colto l’occasione per innalzare la vicenda ad esempio di come in Italia si viva circondati dall’ipocrisia sul tema della sessualità. Lucio Dalla doveva, dunque, diventare un paladino della causa gay? Doveva scendere in piazza a fare outing? Un omosessuale, sarebbe meno omosessuale se per mille motivi diversi evita di dirlo in giro? E questo vale anche per gli eterosessuali? Forse, la tanto ricercata parità di trattamento potrebbe partire anche da queste considerazioni. La necessità del fare outing, per mostrare di esistere e di essere parte integrante della società, mi sembra un pensiero primitivo dell’uomo. Solo il giorno in cui non interesserà più a nessuno se una persona è etero o no, la società sarà mentalmente progredita.

Non mi interessa sapere se Dalla era gay o meno, sappiamo tutti la verità ormai da anni, e non capisco questa esigenza di gossip, come se cambiasse quello che ha rappresentato per tutti noi e quello che ci ha donato con la sua arte. Che dire, allora, quando a un “etero” vengono chieste informazioni sulla sua sfera sentimentale o sessuale, e si appella alla sua privacy? Che dire di quelli a cui si chiede se gli piacciono le donne, che rispondono immediatamente si, sottolineandolo marcatamente quasi a rivendicare con gallismo il loro status di natura? L’ipocrisia della Chiesa su questo argomento è un bene: Michelangelo, l’autore della Cappella Sistina è già nella “lista” da almeno un secolo. Chi, se non lui ha rivelato nella sua opera d’arte una passione frenetica per il corpo maschile, addirittura esagerata, accoppiata a rara insensibilità per quello femminile? Chi se non lui ha scritto in sonetti ardenti, che hanno fatto arrossire generazioni di studiosi di arte figurativa e di letteratura, il suo bruciante ardore per una nutrita pattuglia di giovanetti? Si dovrebbe per questo chiudere la Cappella Sistina? Mi dispiace, ma ho trovato fuori luogo l’intera argomentazione e la strumentalizzazione che ne è seguita. Parole sbagliate nel momento sbagliato delle quali avrei, molto volentieri, fatto a meno. Ma l’intera vicenda è stata bilanciata, per fortuna: nei giorni scorsi, facendo uno storico passo avanti, la Cassazione ha sancito che, pur non avendo una tutela legale, le unioni omosessuali devono poter avere «un trattamento omogeneo a quello assicurato ai coniugati».

4 commenti su questo articolo:

  1. silvana scrive:

    Daria, molto buono quest’articolo, veramente è insopportabile che si cerchi l’orientamento sessuale di Dalla ed altri… ho letto articoli finti culturali in cui si spiegava perchè Platone fosse gay! Ma così di questo passo si pretenderà che ognuno sveli le proprie pratiche sessuali e saremo valutati in base ad esse! Se si parlasse solo della magia della cappella sistina e della tenerezza amorosa che sprigionavano le canzoni di Lucio e le poesie di Saffo?

  2. Daniela scrive:

    Gli omosessuaii cattolici come Dalla sono costretti a tenere segreto il loro orientamento perché dirlo li farebbe diventare “reietti” , sarebbero condannati da quella stessa chiesa in cui, al contrario, si riconoscono e che invece condanna pubblicamente l’omosessualità. Allora per forza di cose ci si trova a doversi nasconderere. Se c’è una rivendicazione dei diritti dei gay e perché a monte c’è una palese e violenta discriminazione. Gli eterosessuali (veri o finti) cosa avrebbero da rivendicare? hanno tutti i diritti naturalmente! e allora di chi è il problema? di chi non lo dice per non essere emarginato e discriminato o della società omofoba e della chiesa ipocrita c he si ostinano a negare l’esistenza di un modo d’amare diverso da quello sancito con le regole? Spostiamo il problema per favore! Tutti abbiamo il diritto di dire o non dire così come tutti dovremmo avere uguali diritti e libere scelte. Gli omosessuali non vivono in una società libera da pregiudizi. Gli etero vivono in pace o in una finta pace perché spesso anche tra le coppie “mulino bianco” si nasconde l’omosessualità, E’ più facile vivere da etero che da omo, non è così? non importa se poi il marito ha un compagno segreto o la moglie una compagna segreta. L’apparenza è salva e la domenica in chiesa va la coppia ufficiale così la coscienza è a posto. Dalla non avrebbe potuto praticare la sua religione se avesse fatto outing, ma tutti, chiesa compresa, sapevano che avesse un compagno. Di chi è la responsabilità? Non di lucio, ma di una chiesa che l’ha costretto a mentire per essere accettato.

  3. Elisa scrive:

    E’ di poche ore fa la notizia che una coppia di gay sposatasi in spagna, uno uruguaiano, l’altro italiano, ha avuto il riconoscimento del matrimonio in Italia. L’uruguaiano infatti, in forza di tale riconoscimento, ha ottenuto la cittadinanza italiana. Evviva!!! un grande passo avanti e una sonora sberla per gli ipocriti e per la chiesa.

  4. Maria Stella scrive:

    Basta con questi outing di voto, di tendenze sessuali, di cocainomanie, alcolismo, ma ognuno tenga la propria vita per se e ognuno giudichi l’altro per quello che intuisce.

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