basta una pillola e il ricordo che duole non c’è più
Dopo le manipolazioni del corpo, quelle della mente: anzi, della mente attraverso il corpo. Non era forse una deriva inevitabile? Stanno sperimentando la pillola che cancella i ricordi. Si potrebbe chiamare Lete, ma è un Lete selettivo: cancella solo quelli brutti.
Il farmaco che alcuni ricercatori americani stanno mettendo a punto bloccherebbe un enzima che agisce sul meccanismo di conservazione della memoria a lungo termine, operando su un ricordo specifico e lasciando intatti gli altri: occorrerebbe rievocarlo, per l’ultima volta, in tutti i dettagli: la contemporanea assunzione del farmaco provocherebbe la sua successiva scomparsa. Così, si sostiene, i sopravvissuti a guerre, violenze, incidenti, disastri naturali e tragedie provocate dall’uomo, potrebbero dimenticare il male, il dolore vissuto che ancora fa soffrire. Sembrerebbe un’ottima cosa, ma io ho diversi dubbi.
Mi sembra che continui, con un’altra illusione, quella corsa alla perfezione artificiale, quel processo di edulcorazione della vita, di mistificazione dell’esistenza umana che sembra ormai inarrestabile: non solo tutti giovani e belli, ma tutti con un passato privo di dolore.
Inoltre, cancellare il ricordo di un trauma non ne cancella le conseguenze, non cambia la realtà di una perdita, di un’assenza, di una menomazione fisica o morale: e soprattutto, non consente di avviare un percorso di elaborazione, di andare oltre, ricostruire se stessi, la propria vita, “con” e “su” quel che è accaduto. E non sarebbe meglio concentrare risorse ed energie per aiutare chi, invece, darebbe qualsiasi cosa per ritrovare la propria memoria, e con essa il proprio io che si sta dissolvendo, come le persone che soffrono di morbo di Alzheimer?
Per conto mio, non rinuncerei neppure al più feroce dei miei fantasmi: io sono tutti i miei ricordi.
Si cresce attraverso l’elaborazione dei lutti nostri altrui, che ne sarebbe di noi della nostra cultura dell’animo di ognuno? Forse saremmo anche spietatamente cattivi perchè non conoscendo nemmeno il male che abbiamo commesso e i suoi risultati saremmo tentati di provare!
Intanto è una caso ancora molto remoto, ma che vi siano scienziati che invece di occuparsi delle priorità che urgono nel mondo spendono tempo e denaro per chi non è in grado di accantonare i brutti ricordi da solo a me sembra significativo!
Ci sono delle esperienze che possono risultare insopportabili, intollerabili, come raccontano i sopravvissuti dei lager nazisti. Come sarebbe la storia attuale se non ci fosse stata e non ci fosse ancora la loro testimonianza dolorosa? I loro ricordi ci fanno da monito per evitare di ricadere nelle mostruosità prodotte da pochi e crudeli criminali. Il dolore individuale è testimone muto e indispensabile per garantire la vita di tante altre persone. E’ una forma nobile di altruismo.
Il ricordo è l’unico testimone della storia, eliminarlo significherebbe perdere la storia umana.
Da medico e da psichiatra, pensavo di potere scrivere tante cose sui meccanismi della memoria, sul suo valore per acquisire informazioni utilizzabili ai fini di un adattamento sempre migliore all’ambiente, sulla sua importanza ai fini dell’apprendimento, sui vari tipi di memoria, sui meccanismi, in parte ancora non ben conosciuti, che portano alla memorizzazione e al ricordo. In realtà mentre mi accingevo a mettere ordine nei miei pensieri, e riflettevo sulle implicazioni della “possibilità” di cancellare i “brutti ricordi” mi sono tornate alla mente le tante (forse troppe) volte in cui esperienze emotivamente dolorose mi hanno toccata. Non è corretto affermare che tutte queste esperienze si sono ripresentate alla mia memoria, ma ho chiaramente percepito quel senso di tristezza mortale, di angoscia che ho provato tutte quelle volte che ho sentito il mio cuore, affidato alle mani di persone amate, che avrebbero dovuto proteggerlo, stringerlo in una morsa. Non so quante volte, nelle varie fasi della mia vita, il dolore di un affetto tradito, di una scelta che non avrei mai voluto dover fare, di un distacco che non avrei voluto affrontare, mi hanno fatto immaginare il mio cuore come preso e lanciato su pietre acuminate. Ed ogni volta, così come quando un vaso di cristallo si rompe, si è perso qualche frammento, si è infranta definitivamente una speranza!!! Ma è proprio dalla minuziosa raccolta dei frammenti rimasti, dal lento ricomporli nel modo migliore possibile, maneggiandoli con grande cura, vista l’estrema fragilità, che sono diventata la persona che sono. Non sarà forse un grande risultato, ma nel tempo ho imparato a volermi bene e, a tratti, anche ad amarmi. E nonostante le mille delusioni, continuo a mettermi in gioco… , continuo a donare il mio cuore e, a volte, a vederlo infrangere.
Per nulla al mondo rinuncerei ai miei “brutti ricordi” .
Sono cresciuta con tutti i miei ricordi.
Fanno parte di me e non voglio perderne nessuno.
Bello o brutto che sia.